Carissimi,
ai tempi di Francesco di Sales, solo quando qualche personaggio importante moriva per cause inaspettate, si procedeva ad una sorta di autopsia per determinarne la causa. Con questo strano esempio il Nostro inizia la sezione odierna, ma lo fa secondo il suo stile per “giustificare” il colpo di lancia che trafisse il costato del Signore, dopo la sua morte: “Il colpo di lancia andò dritto al cuore. Squarciato il fianco si constatò che era morto veramente per la malattia del suo cuore, ossia per l’amore del suo cuore”.
Naturalmente questa è una lettura “spirituale” che egli fa di quel fatto. Infatti sappiamo dai vangeli stessi (Cfr. Gv 19,34) che ai crocifissi, per affrettarne la morte, venivano spezzate le gambe e solo raramente si ricorreva al colpo di lancia. “Nostro Signore – continua – ha voluto che il suo costato venisse aperto per molte ragioni: la prima perché si potessero vedere i pensieri del suo cuore, che erano pensieri d’amore e di dilezione per noi”. Evidentemente nessuno dei presenti sotto la croce ha potuto vedere “i pensieri del cuore” di Gesù. Questo si può soltanto immaginare e capire se si pensa all’amore che il Cristo ha avuto per noi, per ognuno di noi e anche per coloro che lo crocifiggevano: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34)». Il de Sales prosegue cercando di farci capire che la cosa migliore che possiamo fare è quella di chiedere a Dio di “trapiantare” il suo cuore dentro di noi. Raimondo da Capua, nella “Vita di santa Caterina di Siena”, scrive che ella chiese di scambiare il suo cuore con quello del Salvatore e, mentre prima pregava dicendo: «Signore, ti raccomando il mio cuore», cominciò poi a dire: «Signore, ti raccomando il tuo cuore» che sentiva presente e palpitante in lei. Commenta il santo vescovo: “Le anime devote non devono avere altro cuore all’infuori di quello di Dio”. E anche se si vive nel mondo si può essere un’anima devota lasciando che Dio occupi tutto il nostro spirito, tutta la nostra volontà, tutti i nostri affetti e tutti i nostri desideri. Questo però può realizzarsi soltanto se impareremo a fidarci completamente di Lui, se tutte le nostre azioni, anche le più semplici, i nostri pensieri, i nostri desideri e anche i nostri peccati, li metteremo nelle sue mani. Dobbiamo dunque “re-imparare” la fiducia in Dio. Ma di questo Francesco ce ne parlerà domani.
Preghiamo
Signore, non abbiamo la profondità d’animo di santa Caterina, ma vogliamo egualmente mettere il nostro cuore nelle tue mani: plasmale e trasformale col tuo amore di Padre. Amen
Una domanda che oggi potremmo farci: ma io mi fido veramente di Dio? E se rispondiamo di sì, quanto? Buona giornata, PG&PGR