Carissimi,
citando il Cantico dei Cantici (2, 2-3) che, come ben sappiamo è uno dei testi biblici da lui più citati, Francesco di Sales introduce la terza condizione per pregare bene: “Il mio Diletto è come un melo tra i cespugli…ma è un albero sempre verde, carico di fiori e di frutti…li assaporo col mio palato e li troverò dolci e soavi”. Questa, è la condizione ideale per pregare: saper assaporare le delizie di questo albero. Ma, dov’è piantato questo albero sempre verde e sempre carico di frutti? Si chiede il Nostro: “In quale frutteto lo troveremo? Senza dubbio è piantato sul monte Calvario e bisogna rimanere alla sua ombra. E quali sono le sue foglie? Non sono altro che la speranza che abbiamo della nostra salvezza per mezzo della morte del Salvatore. E i suoi fiori? Sono le preghiere che innalzava per noi al Padre; i frutti sono i meriti della sua passione e morte”. Questa, però, è l’opera del Cristo, della sua Passione, della sua sofferenza, della sua preghiera. Tutto scaturisce da questo. Ora siamo noi a doverci “immergere” nel suo sangue in quanto è questo che purifica e dà la vita: “Non dobbiamo recarci all’orazione senza esserne bagnati; perlomeno è necessario che ce ne facciamo aspergere fin dal mattino, nella prima preghiera”. Non dimentichiamo che Francesco sta parlando a delle religiose che, per quanto riguarda la preghiera, hanno i loro tempi e i loro ritmi ben scanditi. Come possiamo, dunque, adattare questi consigli a noi, alla nostra vita sempre più convulsa, sempre più di corsa, sempre più affannata. Cosa vuol dire, per noi, “farsi aspergere col sangue del Cristo fin dal mattino”? Senz’altro è un invito a dedicare qualche minuto in più al Signore e pensare che tutto ciò che riceveremo in quella giornata sarà frutto della sua croce. Forse recandoci al lavoro o a scuola passeremo di fronte ad una chiesa o a qualche immagine sacra come se ne trovano tante per le nostre strade. Non potremmo fermarci per qualche istante per offrire al Signore quella giornata o per chiedere la sua benedizione? Gesti piccoli e semplici che possono acquistare un grande valore pensando che il Signore ha posto il suo sguardo su di noi. Francesco termina questa Esortazione citando la benedizione che Isacco, ormai vecchio e cieco, dà al figlio Giacobbe scambiandolo per Esaù (Cfr. Gen 27, 9-29); Dio aveva permesso “l’imbroglio” in quanto il suo sguardo non si era posato su questo, ma sul suo fratello gemello, Giacobbe
Gesù, riferendosi alla preghiera dice che è la sola cosa di cui c’è bisogno (Cfr. Lc 10,42). Preghiamo e riflettiamo su questa frase di santa Teresa di Calcutta: «Frutto del silenzio è la preghiera. Frutto della preghiera è la fede. Frutto della fede è l’amore. Frutto dell’amore è il servire».
Ed oggi facciamo tesoro di queste parole. Buona giornata,
PG&PGR