Carissimi,
un altro particolare che Francesco ci fa notare a proposito di quel lontano giorno dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, è che il popolo festante non solo stendeva dei rami di palma e olivo al passaggio del Messia, ma anche i propri abiti e mantelli. E pone questa domanda: Che cosa rappresentavano quegli abiti stesi ai piedi del Salvatore?” Ed ecco la sua spiegazione:
“In latino, abito e abitudine sono la stessa cosa; quella brava gente ci insegna che, se vogliamo onorare realmente il nostro divin Maestro nella misura delle nostre possibilità, dobbiamo gettarci davanti a lui e stendere ai suoi piedi tutte le nostre abitudini, tanto le buone quanto le cattive. Ditemi, chi troveremo che getti le proprie virtù ai piedi di Nostro Signore, accettando di non volerle possedere se non per onorare lui, non volendo averle per la propria soddisfazione personale o per ricavarne stima?”. Quando ci si trova di fronte a qualche personaggio importante ci si toglie il cappello, dando la mano si tolgono i guanti, entrando in casa di qualcuno ci si toglie il cappotto, ecc. Non sono solo segni suggeriti dalla consuetudine, ma dal rispetto verso l’altro. Come ormai vi sarete accorti Francesco coglie nei racconti evangelici anche fatti che, a prima vista, potrebbero sembrare marginali, ma dà anche di questi una sua interpretazione ricavandone degli insegnamenti per la vita di chi ascolta. Scorrendo poi le pagine dell’Antico Testamento riesce, anche in queste, a trovare sostegno per quanto afferma. Dice, infatti citando il brano del Secondo libro dei Re(9,1-13): “Ecco una storia che fa al mio caso. Un giorno che i principi di Israele erano tutti riuniti, Dio parlò ad Eliseo ordinandogli di mandare un figlio di Profeti (cioè un suo discepolo, ndr.) in quell’assemblea per consacrare re uno di quei principi. Chiamò allora uno dei suoi figli e gli affidò un’ampolla di olio, ingiungendogli di andare in nome di Dio, senza perdere tempo a parlare con chicchessia; doveva chiedere semplicemente del principe di cui aveva fatto il nome; e una volta trovatolo, lo doveva chiamare in disparte e versargli sulla testa l’olio consacrandolo re d’Israele”. Probabilmente né Eliseo né il giovane profeta incaricato hanno capito il significato profondo del modo in cui tale consacrazione veniva fatta, ma obbedirono al Signore pensando che “le vie del Signore non sono le vie dell’uomo né tantomeno, i suoi pensieri (Cfr. Is 55,8). Questo episodio dell’A.T. Francesco lo utilizza per introdurre un breve accenno alla virtù dell’obbedienza. Ma di questo parleremo domani.
Preghiamo
Quante volte, Signore, non riusciamo a comprendere la tua volontà: continuiamo a farci domande su domande senza trovare le risposte che vorremmo. Aiutaci ad accogliere sempre e con umile fede i tuoi disegni. Amen
Non perdiamoci in troppe domande ma, anche oggi, chiediamo al Signore di metterci, generosamente, al suo servizio. Buona giornata,
PG&PGR