Carissimi,
non di rado capita di incontrare persone sempre affannate e preoccupate: per il lavoro, per la famiglia, per la comunità, oppure persone troppo scrupolose nella preghiera, che hanno sempre timore di non fare bene le cose o che il Signore non sia contente di loro se, pregando, hanno qualche piccola distrazione o che pensano che Egli gradisca la preghiera spontanea solo se formulata secondo certi canoni, ecc. Beh, non è certamente questa la semplicità di cui ci parla Francesco di Sales che, molto chiaramente, fa questa considerazione: “Il turbamento e l’inquietudine che si prova, foss’anche per quello che riguarda l’avanzamento delle nostre anime nella perfezione, sono contrari alla perfetta semplicità, dato che questa virtù consiste in una certa serenità del cuore e pace interiore dell’anima”. Il Signore non desidera certamente che ci complichiamo ulteriormente la vita se non riusciamo a fare perfettamente ciò che dovremmo. Chi di noi può dire di essere perfetto in ciò che fa? Anche l’imperfezione fa parte della vita dell’uomo, del credente, religioso o laico che sia; riconoscersi imperfetti, è un atto di umiltà che consiste anche nel saper accettare i propri limiti e quelli che gli impegni, la salute o l’età, ci impongono. Anche in questo c’è bisogno di trovare un certo equilibrio. Francesco, per farsi capire meglio, cita il brano di san Luca (10,3942), nel quale Marta, sorella di Lazzaro e Maria, si lamenta con Gesù perché quest’ultima l’ha lasciata sola a fare i servizi, e commenta: “Se avesse voluto semplicemente servirlo bene, non avrebbe aumentato le esigenze perché tutto fosse perfetto…E’ fuor di dubbio che l’anima semplice voglia impegnarsi per rendersi perfetta, poiché lo vuole Iddio, ma non si affanna, e ne lascia la cura al beneplacito divino.” Perciò non affanniamoci a voler fare sempre tutto subito e bene e accettiamoci così come siamo, anche con le nostre piccole imperfezioni.
Oggi la Chiesa fa memoria dei martiri canadesi. Si tratta di otto religiosi gesuiti trucidati nel nord america, tra il 1642 e il 1649, durante una guerra tribale tra Irochesi e Uroni. Preghiamo
O Dio, che con l’opera e l’effusione del sangue dei santi Giovanni e Isacco e dei loro compagni hai voluto manifestare la beata speranza del regno eterno, concedi che, per la loro intercessione, la fede dei cristiani sempre più cresca e si rafforzi. Amen.
Ed oggi, nel fare uno sforzo per accettare gli altri, facciamone uno più grande per accettare noi stessi con semplicità e umiltà. Buona giornata e buona domenica,
PG&PGR