12 Ottobre 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

passiamo alla seconda considerazione di Francesco su questo episodio evangelico della Trasfigurazione. Gli apostoli, dice, “videro Mosè ed Elia che parlavano con Nostro Signore dell’eccesso che doveva compiere a Gerusalemme” (Cfr. Lc 9.30-31). Nell’attuale testo biblico il termine “eccesso”, che deriva dal latino, è giustamente tradotto con “dipartita”, e si riferisce alla Passione e Morte di Gesù. Il de Sales preferisce questo termine che, anche nella lingua italiana, indica qualcosa “che va al di là” (del dovuto) e sottolinea: “Il nostro Maestro compiva i suoi eccessi in modo diverso dal nostro; infatti noi ci lanciamo dal basso verso l’alto”, ed è quella che chiamiamo “estasi”, cioè l’innalzarci, con la preghiera e la meditazione, verso Dio. Ma per il Signore, il Dio fatto uomo, l’eccesso è il contrario in quanto “Egli discende dalla sua somma gloria. E per fare cosa? Per prendere la nostra umanità ed assoggettarsi agli uomini, anzi, a tutte le umane miserie, fino al punto, immortale qual era, da rendersi soggetto alla morte e alla morte di croce” (Cfr. Fil 2,6-8). Certamente la salvezza dell’uomo poteva essere operata in modo diverso, anche non cruento ma, nel suo eccesso d’amore verso di noi, il Cristo ha scelto la via più scomoda, più cruenta “che è l’atto supremo del suo amore; similmente i beati, nella gloria eterna, non parleranno e non si rallegreranno di nulla come di quella morte”. A tale proposito il Salesio cita questo passo del libro dell’Apocalisse (5,9-12): “Cantavano (gli eletti) un canto nuovo: “Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra”. Durante la visione poi intesi voci di molti angeli intorno al trono e agli esseri viventi e ai vegliardi. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: “L’Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione”. E questa è la conclusione che ne trae: “E’ fuor di dubbio che non bisogna dire come san Pietro ‘è bello per noi stare qui’, ma è bene che noi passiamo da qui, per andare sul monte Calvario”. E ricordiamoci che il monte Calvario è il monte della vita, quella vera.

Preghiamo con le parole della liturgia di domani

O Dio, nostro Padre, che conosci i sentimenti e i pensieri del cuore, donaci di amare sopra ogni cosa Gesù Cristo, tuo Figlio, perché, valutando con sapienza i beni di questo mondo, diventiamo liberi e poveri per il tuo regno. Amen

 

E anche oggi chiediamo al Signore di poter attingere da lui la sapienza per accettare le nostre croci. Buona giornata e buona domenica,

PG&PGR