Carissimi,
il desiderio di mangiare, continua Francesco, scaturisce dalla nostra umanità che definisce “sensuale ed animale”, ma è la nostra ragione che desidera questo appetito “e siccome la parte sensuale non obbedisce sempre alla parte ragionevole, capita spesso che desideriamo l’appetito e non lo possiamo avere”. Un esempio? Provate a pensare alla “sbobba” che viene distribuita in certi ospedali…
Ma, osserva il Nostro, “il desiderio di amare e l’amore dipendono dalla stessa volontà: ecco perché, appena abbiamo formato un vero desiderio d’amore, cominciamo ad avere amore; e man mano che il desiderio cresce, aumenta anche l’amore. Chi desidera ardentemente l’amore, amerà presto con ardore”. Non succede così anche tra gli innamorati? Il desiderio di amare è il desiderio dei poveri come si legge nel salmo 9,20, un desiderio così grande che Dio esaudisce volentieri. E come potrebbe Dio, che è l’autore della vita e dell’amore, non esaudire in desiderio di chi vuole imparare ad amare? Potrebbero i vari Puccini o Verdi non voler bene a chi si impegna a ben eseguire le più belle “romanze” della Bohème o della Traviata? A questo punto dovremmo porci una domanda: Ma noi amiamo veramente Dio? Facciamo attenzione a non dare una risposta troppo affrettatamente positiva. Ci dice Francesco: “Chi non ha la certezza di amare Dio è povero; e se desidera amare diviene mendicante, ma mendicante della beata mendicità della quale il Salvatore ha detto: Beati i mendicanti di spirito, perché ad essi appartiene il regno dei cieli (Cfr, Mt 5,3)”. Da notare che un testo greco, che probabilmente il de Sales aveva sotto mano, traduce con “mendicanti” il termine “poveri”, forse perché rende più l’idea di ciò che vuol dire. Ed ecco alcune espressioni dei “mendicanti” di Spirito: “Così fu sant’Agostino, quando esclamò: «O amare! O camminare! O morire a se stessi! O giungere a Dio!». Così san Francesco, quando disse: «Che io muoia del tuo amore, o amico del mio cuore, che ti sei degnato di morire per amor mio!» Tali furono santa Caterina da Genova e la beata madre Teresa, quando come cerbiatte spirituali, ansanti e morenti di sete del divino amore, lanciavano questo grido: Signore, dammi di quest’acqua (Cfr.Gv 4,15)”. Il Salesio conclude il capitolo affermando che esiste un’avarizia temporale che fa desiderare i beni terreni e che è, come dice san Paolo, la radice di tutti i mali (Cfr. 1Tm 6,10); ma c’è anche l’avarizia spirituale “a causa della quale si desidera incessantemente l’oro fino del sacro amore e questa è la radice di tutti i beni. Chi desidera seriamente la dilezione, la cerca sul serio; chi ben la cerca, ben la trova; chi ben la trova, ha scoperto la sorgente della vita, dalla quale attingerà la salvezza del Signore”.
Preghiamo invocando lo Spirito Santo come lo stesso Francesco ci suggerisce:
Vieni, o Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli, accendi in essi il fuoco del tuo sacro amore. O amore celeste quando colmerai la mia anima?
Ed oggi sentiamoci veri mendicanti dello Spirito d’amore, ma mendicanti…generosi. Buona giornata,
PG&PGR