18 Giugno 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

siamo alla seconda ed ultima parte del capitolo ottavo dove Francesco continua nella sua esposizione parlando dei diversi modi di servire Dio: “Il motivo della divina carità riserva un influsso di particolare perfezione sulle azioni virtuose di coloro che si sono dedicati a Dio in modo particolare per servirlo per sempre”. L’Autore si riferisce esplicitamente ai vescovi e ai sacerdoti chiamandoli “servi segnati e marcati, al servizio perpetuo di Dio”.

Intendiamoci: tanto i vescovi quanto noi sacerdoti, non siamo persone speciali, una specie di super-eroi dotati di particolari “poteri”, più buoni e più bravi degli altri, ma semplicemente uomini che, rispondendo ad una particolare vocazione, hanno bisogno di una speciale assistenza da parte di Dio per essere guide fedeli e credibili per Suo popolo. A questi il de Sales associa i religiosi e le religiose che, in forza dei voti, “sono immolati a Dio quali vittime vive e ragionevoli”, ma anche tutti coloro che, in qualsiasi stato di vita, vivono la loro fede con impegno e serietà. Tornando poi a riferirsi a coloro che intraprendono un cammino di speciale consacrazione a Dio, aggiunge: “So bene che alcuni ritengono che questa offerta così generale di noi stessi non estende la sua efficacia né esercita il suo influsso sulle azioni da noi compiute in seguito, se non in quanto nell’atto di compierle vi applichiamo in particolare il motivo della dilezione, dedicandole specificamente alla gloria di Dio”. E per spiegare meglio questo concetto, cita san Bonaventura che, in un suo testo, scrive: “Se ho stabilito in cuor mio di dare cento scudi per amor di Dio, anche se in seguito io faccia la distribuzione di tale somma a mio piacimento con la mente distratta e senz’attenzione, tutta la distribuzione non cesserà di essere fatta per amore, in quanto che procede dal primo proposito, fattomi fare dall’amore divino, di dare quanto ho stabilito”. Dunque ciò che conta non è il modo o il tempo in cui si compie una azione secondo Dio, ma l’intenzione primaria che è il “motore” per cui la si compie. Questo è ciò che avviene, in modo particolare ai consacrati che, deliberatamente “si rendono amabili schiavi della divina bontà” dedicandole tutte le loro azioni…anche quando sono distratti. Ma, vorremmo aggiungere, che avviene anche per i mariti, le mogli, i figli: quando sono al lavoro o a scuola, pur pensando a ciò che stanno facendo, non mancheranno di pensare con amore ai loro cari. Francesco ci dà anche un buon consiglio valido per tutti: “Almeno una volta nella vita, tutti dovrebbero fare un buon ritiro, per purificare bene la propria anima da ogni peccato e prendere poi una ferma e fondata risoluzione di vivere tutti dediti a Dio…poi, almeno una volta all’anno, esaminare la propria coscienza…” Per concludere il capitolo il Nostro cede nuovamente la parola a san Bonaventura: “Chi ha acquisito tanta inclinazione e tanta abitudine a fare il bene, da compierlo spesso senza speciale attenzione, non cessa di meritare molto con tali azioni, in quanto sono nobilitate dalla dilezione, da cui provengono come dall’originaria radice e sorgente di questa felice abitudine, facilità e prontezza”.

Preghiamo

Signore non permettere che i nostri buoni propositi rimangano solo propositi, ma aiutaci a trasformarli in azioni che rendono la nostra vita più ricca di opere dettate dalla tua bontà. Amen

Proviamo, oggi, a fare un mini ritiro spirituale, magari di pochi minuti…Buona giornata,

PG&PGR