12 Giugno 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

nel capitolo precedente Francesco di Sales ci aveva parlato di come le occupazioni legittime non impediscano di praticare l’amore divino; nel capitolo cinque che, essendo molto breve leggeremo per intero oggi, ci viene offerto un “esempio molto bello a questo proposito”. E, per meglio preparare il nostro cuore e la nostra mente alla riflessione, inizia con questa affermazione: “Dio è innocente per l’innocente, buono per il buono, cordiale per il cordiale, tenero per i teneri (Cfr. Sal 18,26);

e l’amore lo porta qualche volta ad usare tratti di sante gentilezze verso le anime che per una amorosa purezza e semplicità si rendono come bambini al suo cospetto”. Ciò che ci racconta il de Sales si riferisce a santa Francesca Romana (1384-1440) per la quale aveva una speciale ammirazione: Un giorno santa Francesca recitava l’ufficio della Madonna, e, come di solito accade che quando non si ha in tutta la giornata che un solo affare, l’urgenza capita proprio nel tempo dell’adorazione (e noi ne sappiamo qualcosa!), la santa signora fu fatta chiamare dal marito per un servizio domestico, e per quattro volte, mentre pensava di riprendere il filo del suo ufficio, fu richiamata e costretta a interrompere ogni volta il medesimo versetto. Finalmente, quando ebbe terminato quella benedetta occupazione, per la quale aveva dovuto con tanta premura interrompere la sua preghiera, nel tornare al suo ufficio trovò il versetto tante volte lasciato per obbedienza e altrettante ricominciato con devozione, completamente scritto in bei caratteri d’oro, che la sua devota compagna, madama Vannozza, giurò aver visto scrivere dal caro angelo custode della santa”; cosa che in seguito anche san Paolo le rivelò come narra il Valladier nel “Panegirico di santa Francesca Romana”. Questa santa, moglie, madre e poi monaca, dice il Nostro, ci dimostra che “le occupazioni necessarie a ciascuno secondo la propria vocazione non diminuiscono l’amore divino”, ma anzi accrescono e “indorano” l’opera della devozione. San Vincenzo de’ Paoli, figlio spirituale e amico del de Sales, diceva ai suoi confratelli che, se nel momento della preghiera comune venivano chiamati per prestare soccorso ad un malato, quell’opera di carità avrebbe sostituito la preghiera. A noi preti spesso capita di ascoltare delle persone, soprattutto anziane, che si lamentano di addormentarsi la sera, quando sono a letto, mentre pregano. Francesco stesso le rassicura: “Il cuore devoto ama egualmente l’amore quando si allontana per le necessità esteriori come quando prega: il loro silenzio e la loro voce, la loro azione e la loro contemplazione, la loro occupazione e il loro riposo cantano egualmente in essi il cantico della loro lode”. Una domanda si fa strada “prepotentemente”: perché ai più giovani questo capita molto di rado?

Preghiamo

San Paolo dice che tutto ciò che facciamo deve essere fatto per amore di Dio; Francesco ci esorta a fare tutto per amore e niente per forza. Aiutaci, Signore, a fare di queste esortazioni l’asse portante della nostra vita. Amen

Ed oggi, se mentre preghiamo squilla il telefonino o un familiare ci chiama o ci ricordiamo di aver lasciato il fornello acceso….. Scusate, suonano alla porta…Buona giornata,

PG&PGR