Carissimi,
per alcuni tristezza e penitenza sembrano andare a braccetto ma, sottolinea Francesco, la tristezza derivante dalla penitenza “non è mai pesante e stizzosa…non intorpidisce lo spirito, ma anzi lo rende attivo, pronto e diligente…non fiacca il cuore, ma lo rialza con la preghiera e la speranza, e gli fa compiere gli slanci del fervore di devozione”.
Infatti, nel Vangelo di Matteo (6,16-18), il Signore Gesù dice chiaramente, a chi vuol fare penitenza, di non assumere aria malinconica «come gli ipocriti che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano». La penitenza che produce la tristezza secondo Dio, produce sempre “la dolcezza di una incomparabile consolazione”, mentre, come già ci ha detto citando san Paolo, la tristezza del mondo opera per la morte. Seguendo la linea di sant’Agostino che nel commentare il salmo 51 dice: «Che il penitente si rattristi sempre, ma che sempre si rallegri della propria tristezza», il Nostro afferma: “Così è la vera penitenza e tale la buona tristezza che, senza dubbio, non è realmente triste o malinconica, ma soltanto attenta e affezionata a detestare, respingere e impedire il male del peccato per il passato e per l’avvenire”. A questo punto sentiamo il dovere di porci questa domanda: In cosa consiste la nostra penitenza? Come l’affrontiamo? Cosa ne ricaviamo? Se consiste nel privarci di qualcosa e l’affrontiamo con decisione, ne ricaveremo senz’altro dei benefici spirituali. Ma se quella privazione provoca in noi l’insofferenza, il cattivo umore o l’intolleranza, beh, allora è meglio non farla. Molto dipende da quella che Francesco chiama “volontà superiore” che ci fa agire “per fare tutto quello che si può in favore del divino amore”. Ma anche la “complessione naturale”, cioè la costituzione fisica e l’indole di una persona che non dipendono dalla volontà, fa la sua parte: “Infatti un malinconico, per esempio, non potrebbe dare né agli occhi, né alla parola, né al volto quell’aria di grazia e di soavità che avrebbe se fosse libero da quel cattivo umore”. Nonostante questo, continua il Salesio “può benissimo, quantunque senza graziosità, dire parole graziose, benevoli e cortesi, e, pur contro inclinazione, fare, perché spinto dalla ragione, le cose che convengono in parole ed in opere di carità, di piacevolezza e di condiscendenza”. Questo capitolo, che conclude l’undicesimo libro del TAD, si conclude con queste chiare parole del nostro Autore e maestro che non hanno bisogno di commento: “Si è scusati se non si è sempre allegri…,a non c’è nessuna scusa se non si è sempre buoni, malleabili e arrendevoli, perché questo e sempre in potere della nostra volontà”.
Oggi si celebra la festa della Visitazione della Beata Vergine Maria a santa Elisabetta, ricorrenza tanto cara a Francesco di Sales e Giovanna de Chantal e che ha dato il nome all’Ordine da loro fondato
Preghiamo
Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo disegno di amore hai ispirato alla beata Vergine Maria, che portava in grembo il tuo Figlio, di visitare sant’Elisabetta, concedi a noi di essere docili all’azione del tuo Spirito, per magnificare con Maria il tuo santo nome. Amen
Ed oggi, anche se qualcosa non andrà come vorremmo, non facciamo i “musoni”… Buona giornata
PG&PGR
P.S. Vi chiediamo di prestare particolare attenzione a ciò che scriveremo domani…