29 Maggio 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

il XX secolo ha visto tanti grandi papi, molti dei quali già Beati o Santi, e tra questi Giovanni Battista Montini, san Paolo VI, di cui oggi ricorre la memoria e che, nel 1967, scrisse l’Enciclica Apostolica “Sabaudiae Gemma” (Gemma della Savoia) in occasione del quarto centenario della nascita di san Francesco di Sales. A questo grande e santo papa affidiamo l’incontro odierno che ha questo titolo: “La tristezza è quasi sempre inutile, anzi contraria al servizio del santo amore”. Una delle tante frasi attribuite al nostro Francesco è: “Un santo triste e un tristo santo”; allo stesso modo possiamo dire che un cristiano triste è un “tristo” cristiano e cioè un cristiano che non riesce a dare testimonianza della gioia di sentirsi figlio amato di Dio. Egli esordisce, in questo ventunesimo capitolo che conclude l’undicesimo libro del TAD, con una similitudine dicendo che non è possibile innestare un ramo di quercia su un pero in quanto sono molto diverse le nature di questi due alberi; allo stesso modo non è possibile, o quanto meno molto difficile, innestare l’ira, la collera o la disperazione della carità nell’amore divino. E per quanto riguarda la tristezza, si chiede e ci chiede: “Come può essere utile alla santa carità, se tra i frutti dello Spirito Santo, la gioia è posta su un piano vicino alla carità?” Bisogna, però, fare una distinzione, come dice san Paolo (2Co7,10), tra la tristezza secondo Dio, che ha origine dalla penitenza per la salvezza, e la tristezza del mondo che opera la morte. La tristezza secondo Dio, spiega, è quella che porta i peccatori alla penitenza, i “buoni” alla compassione del prossimo e i “perfetti” a compiangere le disgrazie spirituali. Ecco alcuni esempi: “Davide, san Pietro, la Maddalena piansero per i loro peccati; Agar pianse vedendo il figlio quasi morto di sete; Geremia sulla rovina di Gerusalemme; il Signore sopra i Giudei; e il suo grande Apostolo dice gemendo queste parole: Molti, dei quali spesse volte vi ho parlato, e ve ne parlo anche adesso con lacrime, si comportano da nemici della croce di Gesù Cristo”.(Cfr. Fil 3,18). E’ la tristezza secondo Dio che si rammarica del proprio e dell’altrui male. Differente è la tristezza secondo il mondo che, secondo l’Autore, proviene da tre cause: “In primo luogo proviene talvolta dal nemico infernale, che con mille suggestioni tristi, malinconiche e spiacevoli annebbia l’intelletto, fiacca la volontà e turba tutta l’anima; simile ad una nebbia fitta riempie di catarro la testa e il petto, rendendo così difficile la respirazione, fino a far diventare perplesso il viandante; così il maligno, riempiendo lo spirito umano di tristi pensieri, gli toglie la facilità di aspirare a Dio e gli provoca una forte perplessità e un gravissimo scoraggiamento, per farlo disperare e perderlo.” Il maligno, aggiunge, agisce come un tipo di pesce che agita la melma del fondo marino per nascondersi e catturare le sue prede (Plinio, Storia Naturale): turba i pensieri, soffoca gli affetti suscitando gelosie, invidie, ansie, diffidenze facendo cadere nella disperazione il malcapitato…pesciolino. A domani per proseguire.

Preghiamo

O Dio che hai suscitato come pastore della Chiesa universale il santo papa Paolo VI, fa’ che, per sua intercessione, i nostri cuori si aprano sempre più alla speranza e alla gioia di sentirci tuoi figli amati. Amen

Ed oggi, prestiamo maggiore attenzione alle “acque torbide” provocate dal male. Facciamoci furbi! Buona giornata,

PG&PGR