Carissimi,
ecco come Francesco spiega che la “dilezione è una virtù, un dono, un frutto e una beatitudine”. In quanto virtù, dice: “ci rende obbedienti alle ispirazioni esteriori che Dio ci dà con i suoi comandamenti e consigli, nell’attuazione dei quali si praticano tutte le virtù, tra le quali la dilezione è la virtù di tutte le virtù”. Nel nostro linguaggio moderno il termine “dilezione” è caduto un po’ in disuso: avete mai sentito un giovane d’oggi che si rivolge all’amata chiamandola: O mia diletta? Farebbe sorridere! Ma se per dilezione si intende “l’amore” nella sua accezione più ampia, forse ci sarà un po’ più familiare. Continua: “In quanto dono, la dilezione ci rende arrendevoli e malleabili alle ispirazioni interiori, che sono come i comandamenti e i consigli di Dio” che nascono dai doni dello Spirito. In questo modo la dilezione, cioè l’amore, è il dono dei doni. Quale altro dono potremmo chiedere a Dio se non quello di amare ed essere amati? Prosegue: “In quanto frutto, ci fa provare un sommo gusto ed un estremo piacere nella pratica della vita devota, che si riscontra nei frutti dello Spirito Santo”, divenendo il frutto dei frutti. Quando operiamo, se lo facciamo in nome e per amore di Dio, i frutti dello Spirito si convogliano in un frutto unico che porta alla beatitudine che “ci fa accettare con molto favore e con particolare onore gli affronti, le calunnie, i vituperi e gli obbrobri che ci riserva il mondo, e ci fa abbandonare, rinunciare e respingere ogni altra gloria, tranne quella che viene dall’amato Crocifisso, per la quale ci gloriamo nell’abiezione, nell’abnegazione e nell’annientamento di noi stessi”. San Paolo, nella lettera ai Galati (6,14), afferma: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore…per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo». Non consideriamo queste parole troppo alte per noi perché se fossero troppo impegnative e irraggiungibili, il Signore, e di conseguenza Francesco, non ce le avrebbero proposte. Talvolta ci scoraggiamo di fronte alle difficoltà e alle sofferenze fisiche o spirituali, ma non dobbiamo mai dimenticare quelle ultime parole di Gesù, rivolte ai suoi discepoli, nel momento in cui ascendeva al Padre, e che sono rivolte ad ogni uomo e ad ogni donna di buona volontà: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Preghiamo
Signore, vogliamo credere sempre di più alle tue parole anche se il “mondo” ci incita a non farlo. Il tuo amore ci guidi e ci sostenga sempre nella convinzione che tu hai vinto il mondo. Amen
Se siamo veramente convinti che il Signore è sempre con noi, andiamo avanti senza timore. Buona giornata,
PG&PGR