Carissimi,
iniziamo il diciannovesimo capitolo al quale Francesco di Sales dà questo titolo: “L’amore sacro include i dodici frutti dello Spirito Santo con le otto Beatitudini del Vangelo”. Inizia col citare san Paolo che, nel contesto della lotta tra la carne e lo spirito (Gal 5,22-23), ne elenca nove: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. A questi Francesco ne aggiunge altri tre: la modestia, la continenza e la castità, e lo fa inconsiderazione del fatto che, come egli stesso spiega, in realtà si tratta di un solo frutto, quello della carità che “possiede un’infinità di qualità eccellenti” delle quali l’Apostolo ne elenca solo alcune. Infatti, prosegue, egli “parla di quest’unico frutto come se fossero molti, a motivo della moltitudine delle proprietà che racchiude nella sua unità, e viceversa parla di tutti questi frutti come di uno solo, a motivo dell’unità nella quale si racchiude tale varietà”. Per farci meglio comprendere ci offre l’esempio della vigna: dalla stessa pianta si ottiene il mosto, il vino, l’acquavite e altri distillati; ma questo non significa che sono prodotti di diversa specie perché, pur derivando dalla stessa fonte, hanno diverse proprietà secondo l’uso che se ne fa. Ribadisce in modo più chiaro il pensiero dell’Apostolo che “vuol dire unicamente che il frutto dello Spirito Santo è la carità, che è gioiosa, pacifica, paziente, benigna, benevola, longanime, dolce, fedele, modesta, continente, casta; ossia che l’amore divino ci comunica una gioia e una consolazione interna con grande pace nel cuore, che viene conservata tra le avversità con la pazienza, e che ci rende disponibili e pronti ad aiutare il prossimo con una bontà cordiale verso di lui”. Inoltre questa bontà non sarà mutevole, non seguirà i nostri umori, ma sarà “costante e perseverante” dandoci il “coraggio” e la forza necessaria per essere sempre “dolci, affabili e condiscendenti verso tutti, sopportandone gli umori e conservando verso tutti una assoluta lealtà, manifestando una semplicità accompagnata da fiducia sia nelle nostre parole che nelle nostre azioni, vivendo con modestia e umiltà, troncando ogni superfluità e ogni disordine”. Anche la continenza ha la sua importanza e deve essere praticata in tutte quelle azioni che, essendo piacevoli (bere, mangiare, dormire, divertimenti, ecc.) rischiano di sfuggire al nostro controllo. Inoltre, aggiunge il de Sales, si deve prestare attenzione alla castità e “alle ribellioni della carne”. In altre parole tutta la nostra persona deve essere coinvolta “nella dilezione divina, tanto interiormente con la gioia, la pace, la pazienza, la longanimità, la bontà e la fedeltà, quanto esteriormente con la benignità, la mansuetudine, la modestia, la continenza e la castità”. Ma teniamo sempre ben presente che questi frutti dello Spirito hanno origine dai suoi doni che, come tali, possono essere accolti o respinti dalla nostra volontà.
Preghiamo
Insegnaci, Signore, ad assaporare la vera carità e in modo particolare quella che tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta e tutto ama. Amen
E se oggi riusciamo a ritagliarci qualche minuto, rileggiamo l’Inno alla Carità, il capitolo 13 della Prima lettera ai Corinti. Buona giornata,
PG&PGR