20 Maggio 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

il giorno dopo la domenica di Pentecoste la Chiesa fa memoria di Maria, sua madre e a lei vogliamo affidare la conclusione del diciottesimo capitolo. Continuando nella sua esposizione il Salesio dice: “Quando temiamo di offendere Dio, non per evitare il castigo dell’inferno o la perdita del paradiso, ma soltanto perché essendo Dio il nostro buon Padre, gli dobbiamo onore, rispetto e obbedienza, in tal caso il nostro amore è filiale”.

L’amore per i genitori non si dimostra certamente per timore di perdere qualcosa: i ragazzi, ad esempio, la “libera uscita” serale o la “paghetta”; quelli un po’ più grandi l’uso dell’automobile. Beh, tante volte i giovani agiscono in questo modo. Ma una volta arrivati all’età adulta come si vive l’amore filiale? Il buon figlio, prosegue il Nostro, non cesserebbe di esserlo “anche se il padre fosse vecchio, impotente o povero”, anzi lo assisterebbe con più cura e affetto. Purtroppo, sempre più spesso, a causa della vita convulsa che si conduce (sempre di corsa e con tante cose da fare…). Questo stenta a realizzarsi e tanti genitori, ormai anziani e non più autosufficienti, finiscono in qualche istituto. Diverso, aggiunge Francesco, fu l’agire di Giuseppe che “vedendo il buon Giacobbe suo padre, vecchio, in necessità e sottomesso al suo scettro, non cessò di onorarlo, servirlo e riverirlo con tenerezza più che filiale, e tale che i fratelli dopo che l’ebbero conosciuto, ritennero che quella continuasse anche dopo la morte di lui e se ne giovarono per ottenere il perdono, dicendogli: Tuo padre ci ha ordinato di dirti da sua parte: ti prego di dimenticare il delitto dei tuoi fratelli, e il peccato e la malizia da loro usata contro di te. Il che udito, egli pianse tanto il suo cuore di figlio rimase intenerito al sentirsi ricordare i desideri ed i voleri del padre defunto”. Ci è capitato tante volte di ascoltare lo sfogo di anziani genitori amareggiati per il quasi abbandono dei figli e, ancor più, dalle liti tra i lori figli che, quando non si odiano l’un l’altro, hanno comunque raffreddato molto i loro rapporti, e spesso per motivi economici. E questo avviene anche nei confronti del nostro Padre comune e con quelli che la fede ci indica come fratelli e sorelle. Dovremmo tutti reimparare ad amare Dio e il prossimo, considerarci come quei “novizi che entrano nella pratica dell’amore divino” senza considerarci degli “arrivati”, come coloro che pensano di aver capito tutto della vita, anche di quella di fede. Sentendoci sempre dei “novizi e apprendisti” nel servizio di Dio, non ci perderemo di fronte agli assalti del male perché non confideremo soltanto nelle nostre deboli forze, ma in quelle che solo Dio, come un buon padre che incoraggia suo figlio di fronte alle difficoltà della vita, vorrà infondere in noi. E vicino a questo Padre buono c’è sempre la figura di una Madre tenera, dolce e attenta che fa il tifo per noi: Maria.

Preghiamo con le parole della liturgia odierna

Dio Padre di misericordia, il tuo unico Figlio, morente sulla croce, ha dato a noi come madre nostra la sua stessa madre, la beata Vergine Maria; fa’ che, sorretta dal suo amore, la tua Chiesa, sempre più feconda nello Spirito, esulti per la santità dei suoi figli
e riunisca tutti i popoli del mondo in un’unica famiglia. Amen

Oggi, in modo particolare, ringraziamo Dio per averci chiamati a far parte della sua famiglia che, anche se peccatori, ci accoglie, ci incoraggia e ci sostiene. Buona giornata,

PG&PGR