Carissimi,
oggi iniziamo il capitolo diciottesimo che ha questo titolo: “L’amore si serve del timore naturale servile e mercenario”. Ai due aggettivi che ha usato finora per indicare come il timore sia a servizio dell’amore, Francesco ne aggiunge un terzo: naturale, cioè derivante dalla stessa natura. Esordisce dicendo che: “I lampi, i tuoni, i fulmini, le tempeste, le inondazioni, i terremoti ed altri simili fenomeni improvvisi eccitano anche i meno devoti a temere Dio; e la natura, prevenendo in tali casi il ragionamento, fa alzare il cuore, gli occhi e perfino le mani al cielo per invocare il soccorso della santissima divinità”. Non possiamo certo negare che gli sconvolgimenti e i fenomeni naturali abbiano sempre incusso timore, tanto nei “pagani quanto nei credenti in Dio. Pensiamo ai terremoti devastanti, alle alluvioni recenti, alla pandemia dovuta al Covid, alle guerre tuttora in atto: molti, a sproposito, parlarono, e parlano, di “castigo divino”: un’idea di un Dio vendicatore che non collima certo col Dio Padre misericordioso annunciato da Gesù Cristo. Il pagano Tito Livio (storico romano 59 a.C.- 17 d.C.), aveva sentenziato che coloro che servono la divinità hanno prosperità mentre quelli che la disprezzano sono afflitti. E’ comunque innegabile che la stessa Sacra Scrittura dia una grande importanza agli sconvolgimenti naturali: pensiamo al diluvio universale, a Sodoma e Gomorra, alla tempesta che coinvolse Giona e i marinai che navigavano con lui e alla vipera che morse Paolo scampato al naufragio (Cfr. At 28,1-4). Anche i Salmi, continua il Nostro, chiamano “voce del Signore” i tuoni, i fulmini e le tempeste; il Salmo 148,8 dice che attuano la Parola di Dio “incutono timore e sono come ministri della sua giustizia”; l’istinto di temere la divinità è profondamente radicato nella natura umana. Anche Platone, ci riporta Francesco “testimonia che tra i pagani c’era qualche sentimento di timore, non soltanto per i castighi che la somma giustizia di Dio infligge in questo mondo, ma anche per le punizioni che infligge nell’altra vita alle anime di coloro che hanno dei peccati insanabili”. Questo tipo di timore, aggiunge il de Sales, visto che è “praticato per modo di slancio o sentimento naturale, non merita né lode né biasimo in noi, poiché non è frutto di una nostra scelta”. Noi cristiani credenti sappiamo bene, o quanto meno dovremmo sapere, che sono ben altre le cose da lodare o da biasimare, da tenere vicine o da allontanare… E per oggi ci fermiamo qui.
Preghiamo
O Dio, nostro Padre, che ci hai reso partecipi doni della salvezza, fa’ che professiamo con la fede e testimoniamo con le opere la gioia della risurrezione. Amen
Che tempo farà oggi…nel nostro cuore? Dipende da noi… Buona giornata,
PG&PGR