Carissimi,
siamo alla seconda parte del settimo capitolo dove Francesco di Sale4s dichiara che “chi ama una virtù per amore della ragione e dell’onestà che vi riluce, le amerà tutte, perché in tutte troverà la stessa cosa, e le amerà più o meno, secondo che la ragione vi sarà più o meno risplendente”. La ragione, dunque, ha un ruolo importante nella pratica delle virtù: una persona non può essere detta virtuosa se, ad esempio, curandosi del prossimo, trascura la propria famiglia; sarà veramente virtuoso/a se saprà, saggiamente, coniugare le due cose. Dice ancora il Nostro: “Chi ama la liberalità (virtù di chi mette a disposizione i propri mezzi a favore del prossimo) e non ama la castità, dimostra di non amare la liberalità per la bellezza della ragione; infatti, quella bellezza è ancora maggiore nella castità, e dove la causa è maggiore, maggiori dovrebbero essere gli effetti”. Nel pensiero di Francesco, come già abbiamo detto ieri, “la ragione è come l’anima del nostro cuore”, e tutto ciò che non parte dal cuore e dalla ragione potrebbe trarre in inganno; quella liberalità di cui parlavamo prima, che sembrerebbe essere virtù, “ne ha soltanto l’apparenza, perché non proviene dalla ragione, che è il vero motivo delle virtù, ma da qualche altro motivo estraneo:::Le azioni hanno il nome, lo stemma e i segni delle virtù perché, nascendo da un cuore dotato di ragione, è possibile che siano ragionevoli; tuttavia esse non ne hanno né la sostanza né l’energia se provengono da un motivo estraneo e non dalla ragione”. Può accadere, comunque, ammette il de Sales, che una persona abbia qualche virtù senza averne altre: si può essere generosi senza essere fedeli; si può essere ligi al proprio dovere, senza essere premurosi; si può essere giusti, senza essere comprensivi, ecc. In questi casi, afferma, che si tratta “o di virtù che stanno nascendo…o di virtù in via di estinzione…Le virtù non possono avere la loro piena integrità e sufficienza, se non stanno insieme”. Proviamo a riprendere in mano il testo di Matteo 19,16-22, detto del “giovane ricco”. Quel tale aveva tante buone virtù nell’osservanza dei comandamenti, ma gli mancava quella essenziale: avere il coraggio di lasciare tutto per seguire il Cristo. Per questo se ne andò triste: aveva troppe ricchezze e la troppo ricchezza offusca la ragione ed il cuore. Chissà cosa avremmo fatto noi al suo posto…
Preghiamo
O Dio, che nella liturgia pasquale ci dai la gioia di rivivere ogni anno la risurrezione del Signore, fa’ che l’esultanza di questi giorni raggiunga la sua pienezza nella Pasqua del cielo. Amen
Proviamo, oggi, a ricercare in noi qualche buona virtù e qualche altra che “zoppica” un po’ e facciamo sì che le prime contagino le altre. Buona giornata,
PG&PGR