Carissimi,
passiamo alla seconda parte dell’undicesimo capitolo. Il Balboni, in nota, ci ricorda che Francesco di Sales, tra il 1581 e il 1858, ha studiato a Parigi seguendo, tra le altre, le lezioni di Gilbert Génébrard, arcivescovo di Aix, al quale deve l’amore e l’approfondimento della lingua e della storia ebraica che leggeva in lingua originale (cosa non comune in quel tempo, n.d.r.). Riferendosi, dunque, ad un famoso testo di quel suo antico professore che parla dell’origine della schiavitù del popolo eletto in Egitto (XVII-XIII sec. a.C.) dopo la morte di Giuseppe e che diede vita al proverbio ebraico “Morto uno dei fratelli, gli altri vengono oppressi”, il de Sales fa questo parallelo: “Similmente i meriti e i frutti delle virtù, sia morali che cristiane, sono presenti nell’anima finché in essa vive e regna la sacra dilezione, ma appena muore la dilezione divina, tutti i meriti e i frutti delle altre virtù muoiono contemporaneamente”. Adamo aveva ricevuto tutto dal suo Creatore: la vita, lo spirito, il dominio su tutto il creato, l’immortalità e il libero arbitrio. Proprio nell’uso “superbo” di questo dono perde tutti i suoi “diritti”, divenendo mortale. La stessa cosa accade a chi si lascia dominare dal peccato grave che è in grado di annullare il merito delle virtù. Questo è quanto si legge nel libro del profeta Ezechiele (18,24; Cfr. 33,13): «Se il giusto si allontana dalla giustizia e compie l’iniquità, non saranno più ricordate tutte le sue opere giuste, egli morirà nel suo peccato». Con il Battesimo Dio ci ha resi suo tempio oltre ad aver fatto di noi suoi figli adottivi. Ma è un’adozione che è sempre legata alla nostra libera volontà ed Egli non si oppone se scegliamo di farne un uso contrario all’amore. La storia di Giuda ce lo insegna. Il de Sales, vivendo in un periodo particolarmente libertino e difficile, non molto diverso dal nostro, sente il dovere di mettere in guardia i suoi lettori contro il peccato grave (mortale) e lo paragona al Mar Morto, dicendo che su di esso pesava una maledizione; infatti nelle sue acque i pesci morivano e le sue sponde erano infette e maleodoranti essendo stato originato dallo sprofondamento delle città di Sodoma e Gomorra, definendolo: “Lago abominevole che ha avuto origine dal più esecrabile disordine che la passione carnale possa commettere”. La scienza odierna ci dice che quel “lago” famoso per la sua alta salinità, ha avuto ben altre origini, ma la similitudine di Francesco resta valida se pensiamo a quanto male provoca il peccato grave, qualunque esso sia.
Preghiamo
O Dio, vita dei tuoi fedeli, gloria degli umili, beatitudine dei giusti, ascolta la preghiera del tuo popolo, e sazia con l’abbondanza dei tuoi doni la sete di coloro che sperano nelle tue promesse. Amen
Il Signore ci ha fatto dono del suo Spirito per opporci al peccato e al male: lasciamo che oggi soffi con forza su ognuno di noi. Buona giornata,
PG&PGR