Carissimi,
avviandosi a concludere questo lungo capitolo, Francesco di Sales, rifacendosi alle notizie attinte da Plinio e Teofrasto (filosofo botanico dell’antica Grecia 371- 287 a.C.), dice che i Greci chiamavano le pietre preziose con quei nomi che meglio rispondevano al loro colore come i carbuncoli e i rubini che, a guardarli, assomigliano al fuoco per i bagliori e il loro splendore, pur non emanando alcun calore. Così, afferma, erano le virtù dei pagani: “virtù e non virtù allo stesso tempo: virtù perché ne hanno il bagliore e l’apparenza; non virtù perché non solo non hanno ricevuto il calore vitale dell’amore di Dio, che solo le poteva perfezionare, ma non ne erano nemmeno capaci perché si trovavano in soggetti infedeli”. Tornando a citare sant’Agostino ci fa notare che nelle “Ritrattazioni”, un’opera scritta tre anni prima della sua morte, il vescovo di Ippona corregge quanto aveva detto in precedenza e cioè che “i filosofi senza la vera pietà avevano brillato di luce di virtù”, stimando che quella lode fosse troppo alta per virtù così imperfette. Come vedete anche i “grandi” hanno preso qualche cantonata, ma hanno avuto l’umiltà di riconoscerlo. Queste pseudo-virtù, commenta il de Sales “assomigliano alle lucciole che splendono soltanto nella notte e perdono il loro splendore con la luce del giorno…e paragonate alle virtù dei cristiani, non meritano minimamente il nome di virtù”. Ma non è possibile, potremmo chiederci, che anche in chi non è cristiano si possa trovare qualche virtù vera? Senz’altro sì in quanto lo Spirito di Dio soffia su chi vuole e dove vuole. Ce ne dà testimonianza ciò che Gesù dice del centurione (Cfr. Mt 8,5-10). Ma bisogna fare molta attenzione, suggerisce il Nostro, in quanto, nella maggior parte dei casi queste virtù “possono essere paragonate alle mele bacate…e quel poco di polta che resta è buona come nelle virtù complete, ma c’è dentro il verme della vanità che le guasta: ecco perché chi se ne vuole servire deve separare la parte buona da quella cattiva”. Questo è il discernimento che tutti siamo chiamati a fare: saper distinguere il bene dal male senza lasciarsi ingannare dalle apparenze. L’Autore, concludendo, dice che bisogna ammettere che Catone, nel darsi la morte, fu coraggioso, ma anche questo fu un gesto dettato dalla vanità della gloria e non dalla gloria della verità “com’è avvenuto per i nostri martiri che, con coraggio invincibile hanno compiuto tanti prodigi di costanza e virtù…” Al confronto i “grandi” pagani non meritano molta considerazione. Il capitolo si chiude con una sua amara considerazione: sono tanti gli ammiratori delle virtù pagane e pochi quelli delle virtù cristiane. Chissà cosa direbbe dei nostri tempi…!
Preghiamo
Dio onnipotente, che ci hai dato la grazia di conoscere il lieto annunzio della risurrezione, fa’ che rinasciamo a vita nuova per la forza del tuo Spirito di amore. Amen
Verso chi volgeremo oggi, la nostra ammirazione? Perciò riflettiamo bene su quali siano le virtù da ammirare e da imitare. Buona giornata e, dato che domani ci prenderemo un giorno di “riposo”, buona domenica. A risentirci lunedì,
PG&PGR