13 Aprile 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

“Tutte le virtù si possono aiutare vicendevolmente ed incitarsi reciprocamente nelle opere”. Nel pensiero salesiano tutte le virtù, dunque, agiscono in una sorta di sinergia che tende ad un unico fine: la carità. Tra i voti che noi religiosi professiamo, prima in modo temporaneo e poi in perpetuo, l’obbedienza, la povertà e la castità, si crea questa sinergia che aiuta il singolo a ricercare la vera carità: la castità, dice Francesco, incoraggia la sobrietà, la povertà spinge alla generosità, l’obbedienza all’umiltà e “in forza della comunicazione che intercorre tra di esse, le une partecipano alla perfezione delle altre”. E’ impensabile un religioso casto che non sia anche obbediente e non attaccato ai beni della terra; o uno obbediente che ami il lusso e non sia casto; o ancora uno che pur osservando la povertà, non ami la purezza e si ribelli alla volontà di Dio. Aggiunge il Nostro: “Dall’incontro tra l’obbedienza, la povertà e la castità non può risultare una virtù completa” se alla base di queste manca l’asse portante che è l’amore. Ma attenzione: questo non è valido solo per i frati o le suore, ma per ogni cristiano anche se non è legato da “voti” canonici. Pensate ad una famiglia nella quale ognuno compie il proprio dovere, ma lo fa senza amore… Prosegue l’Autore: “Anche se si potesse fare in modo che tutte le virtù si trovassero insieme in un uomo e vi mancasse soltanto la carità, quel cumulo di virtù sarebbe sì un corpo perfettamente finito in tutte le sue parti”, ma un corpo inanimato come quello di Adamo prima che Dio soffiasse su di lui il suo spirito e cioè la carità. Il Beato Luigi Brisson, nel fondare la Congregazione degli Oblati di San Francesco di Sales, aveva in animo di far emettere ai religiosi un solo voto: quello di carità in quanto, diceva, la carità li racchiude tutti. Ma questa fu ritenuta un’idea troppo rivoluzionaria per quei tempi ed egli dovette accettare la formula classica dei tre voti. Il de Sales termina questo capitolo facendo riferimento all’obbedienza e, tacitamente, all’obbedienza ai comandamenti: Leggiamo le sue parole: “La perfezione dell’amore divino è così somma, che perfeziona tutte le virtù senza poter esserne perfezionata, neppure dall’obbedienza, che più di tutte infonde perfezione nelle altre; poiché, sebbene l’amore sia comandato, e amando si pratichi l’obbedienza, tuttavia l’amore non trae la sua perfezione dall’obbedienza, ma dalla bontà di ciò che ama, non essendo l’amore eccellente perché obbediente, ma perché ama un bene eccellente. Certo, amando si obbedisce, come obbedendo si ama; se però tale obbedienza è così eccellentemente amabile, ciò avviene perché tende all’eccellenza dell’amore, e la sua perfezione dipende non dal fatto che amando si obbedisce, ma dal fatto che obbedendo si ama. Come Dio è allo stesso modo l’ultimo fine di tutto ciò che è buono e ne è pure il primo principio, così l’amore, che è l’origine di ogni buon affetto, ne è parimente l’ultimo fine e l’ultima perfezione.”

Preghiamo

O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna. Amen

Al termine di questa seconda settimana dopo Pasqua ripensiamo all’obbedienza del Salvatore, segno di amore e di carità infinita verso ognuno di noi. Buona giornata e buona domenica,

PG&PGR