Carissimi,
a volte, leggendo quanto scrive il nostro amico Francesco di Sales, si ha l’impressione che, dopo aver affermato qualcosa, egli torni sui suoi passi per dire il contrario. Se ricordate, ieri, all’inizio del capitolo, dichiarava che senza la carità non si può avere nemmeno la perfezione di una sola virtù. Oggi ci dice che “è possibile avere qualche virtù e rimanere per un po’ di tempo senza errare anche se non si possiede l’amore divino”.
Non c’è da stupirsi e questo per due motivi: il primo è che ieri sottolineava il termine perfezione e di questo abbiamo già parlato; il secondo è che il Nostro vuole tenere sveglia la nostra attenzione sollecitando anche la nostra curiosità e, attraverso qualche esempio, farci vedere meglio la realtà delle cose. In questo caso ci invita ad osservare un albero sradicato dalla terra; può accadere che, in un primo momento, possa anche mettere qualche germoglio, ma quando la linfa sarà esaurita, certamente seccherà. Questo è ciò che accade ad un cuore separato dalla carità: può produrre qualche atto di virtù, ma non a lungo. Infatti, prosegue: “Tutte le virtù, separate dalla carità, sono molto imperfette, perché senza di essa non possono giungere al loro fine, che è quello di rendere l’uomo felice”. In fondo l’obiettivo della carità, cioè dell’amore divino è rendere felice l’uomo nella convinzione di essere amato personalmente e individualmente da Dio sopra ogni cosa. Egli, che è perfetta carità, riversa il suo amore su ognuno di noi e ci offre sempre l’opportunità di raggiungere l’umana perfezione delle virtù e “la forza di volare in Dio” santificando i cuori nei quali albergano. L’Autore prosegue poi con una affermazione che nulla ha di scientifico e Padre Balboni, per chiarezza, in nota dice che nel periodo in cui Francesco pubblica il Trattato dell’Amor di Dio “era molto accesa la polemica tra i due «sistemi», il tolemaico e il copernicano; quest’ultimo sarà condannato, nel 1616, dal Sant’Uffizio. Ma, continua “il grande Vecchio”, a Francesco non interessa la verità scientifica, ma l’applicazione che può farne per far comprendere meglio determinati concetti. Infatti fa la stessa cosa quando usa le similitudini di Plinio. Ecco cosa dice: “La carità è fra le virtù quello che è il sole fra le stelle: essa distribuisce a tutte la luce e la bellezza. La fede, la speranza, il timore e la penitenza vengono generalmente prima di essa nell’anima per prepararle la dimora; ma, al suo arrivo, le obbediscono e la servono come le altre virtù, ed essa le anima, le abbellisce e le vivifica tutte con la sua presenza”. In questo modo la fede, la speranza e le altre piccole virtù fanno da battistrada alla carità. Un po’ come i discepoli che precedevano il Maestro per prepararne l’accoglienza nei luoghi dove stava per recarsi (Cfr. Lc 9,52). Pensiamo anche al “ruolo” che hanno, nella Messa, la liturgia penitenziale, quella della Parola, la Professione di Fede (il Credo) e la Preghiera dei Fedeli che, insieme, preparano il nostro animo ad accogliere il mistero dell’Eucarestia, fonte inesauribile di Carità.
Preghiamo
Padre misericordioso, che hai voluto che il tuo Figlio subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nemico, donaci di giungere alla gloria della risurrezione. Amen
Qual è il modo col quale ci prepariamo, ogni domenica, ad accogliere i doni della Carità? Pensiamoci oggi. Buona giornata,
PG&PGR