6 Marzo 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

siamo alla fine della sintesi che Francesco di Sales fa delle “operazioni dell’amore divino” (una sorta di memorandum…forse anche ai suoi tempi la gente era un po’ sbadata!), che coincide con la fine del decimo libro del TAD. Desideriamo, in questo incontro, lasciare un maggior spazio alle sue parole che saranno senz’altro più eloquenti delle nostre. Ecco cosa ci ricorda: “Infine, Teotimo, quell’amante divino è morto tra le fiamme e gli ardori della dilezione, per l’infinita carità che aveva per noi e per la violenza e la virtù dell’amore; ossia è morto nell’amore, a causa dell’amore, per l’amore e d’amore…la morte non avrebbe mai potuto entrare nella vita di Colui che possiede le chiavi della vita e della morte (Ap 1,18), se l’amore divino che manovra quelle chiavi, non avesse aperto le porte alla morte perché potesse saccheggiare quel corpo divino e privarlo della vita; non accontentandosi l’amore di averlo reso mortale per noi senza farlo morire”. Il Salvatore ha scelto la strada della morte liberamente e questo è lui stesso a dichiararlo: «Nessuno me la toglie (la vita), ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo» (Gv 10,17-18). Quale altro uomo, per quanto santo, avrebbe potuto fare una affermazione del genere? Il de Sales cita anche un testo attribuito, ai suoi tempi, a Sant’Atanasio che, dando una sua lettura degli ultimi istanti della vita del Cristo, “fa osservare che Egli chinò il capo per morire, per acconsentire e favorire l’arrivo della morte, che altrimenti non avrebbe osato avvicinarsi a Lui, e gridando ad alta voce consegna lo spirito al Padre, per dimostrare che, come aveva abbastanza forza e fiato per non morire, aveva però anche tanto amore che non poteva più vivere senza ridare la vita, con la sua morte, a quelli che senza ciò non avrebbero mai potuto evitare la morte, né aspirare alla vera vita”. La morte del Salvatore, in questo modo divenne un vero sacrificio, un olocausto offerto al Padre per la nostra Redenzione. Afferma, ancora, il Salesio: “Fu Lui stesso il sacrificato che si offrì al Padre, e si immolò nell’amore, all’amore, per mezzo dell’amore, per l’amore e d’amore”. Ed è per questo che gli antichi Padri della Chiesa e la stessa odierna liturgia, affermano che il Cristo fu altare, vittima e sacerdote. Il decimo libro del TAD termina con queste incoraggianti parole: “O Dio, Teotimo, quale braciere per infiammarci a compiere gli esercizi del santo amore per il Salvatore tanto buono, vedendo come egli li abbia praticati per noi con tanto amore, per noi che siamo tanto perversi! La carità di Cristo ci fa pressione”, e per dirla con gli antichi: Caritas Christi urget nos (2 Co 5,14) e oggi più che mai per tutti noi.

Preghiamo

Signore Dio nostro, fa’ che i tuoi fedeli, formati nell’impegno delle buone opere e nell’ascolto della tua parola, ti servano con generosa dedizione liberi da ogni egoismo, e nella comune preghiera a te, nostro Padre, si riconoscano fratelli. Amen

Ed oggi proviamo a rileggere le ultime cinque righe del testo sostituendo “Teotimo” con il nostro nome. Buona giornata,

PG&PGR