Carissimi,
dopo la breve interruzione di ieri per meglio onorare san Giuseppe che, con la sua disponibilità al progetto di Dio, ha saputo incarnare la vera carità, riprendiamo e terminiamo il quinto capitolo dell’undicesimo libro del TAD. Francesco, sulla scia di Plinio (sempre lui!) cita Pireico, un pittore greco del III secolo a.C, artista, all’epoca, poco considerato in quanto i soggetti delle sue opere erano ispirati a cose semplici della vita di tutti i giorni o alla natura. Solo nel 1966, Ernst Gombrich, uno storico dell’arte di origine austriaca, ha messo in rilievo che le sue opere hanno ispirato tanti grandi artisti specializzati in soggetti minori e che, in qualche modo, hanno influenzato la rigida teoria artistica rinascimentale. Torniamo a Francesco che dice: “Pireico, verso la fine della vita, dipingeva solo piccoli quadri e cose di poco rilievo, come botteghe di barbieri, di calzolai, asinelli carichi d’erbe e simili coserelle; e così faceva, secondo quanto afferma Plinio, per diminuire la sua grande fama, onde si finì per considerarlo un pittore di poco valore; eppure la grandezza della sua arte spiccava talmente in quei suoi piccoli lavori, che si vendevano più cari di grandi lavori di altri”. Ed ecco la lezione che ne trae: “I piccoli atti di semplicità…nei quali i grandi santi si sono tanto compiaciuti per nascondersi e mettersi al riparo contro la vanagloria, se compiuti con la grande eccellenza dell’arte e dell’ardore dell’amore celeste, sono stati trovati più accetti a Dio delle grandi e illustri imprese di molti altri compiuti con poca carità e devozione”. Ricordate cosa disse Enrico IV contemporaneo di Francesco che, pur di ottenere il regno di Francia, abbandonò la sua adesione agli ugonotti per abbracciare la fede cattolica? “Parigi val bene una messa!” Ma certamente quella conversione non fu dettata dall’amore di Dio…! Pensiamo a ciò che il Signore Gesù dice a proposito della vedova povera che, a differenza dei “signori”, getta nel tesoro del Tempio solo poche monetine: «Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere (Lc 21,1-4)». Anche nel Cantico dei Cantici, dice Francesco avviandosi a concludere il capitolo, lo sposo loda la capigliatura della sposa, la parte più fragile del corpo, che viene però paragonata alle greggi di capre di Galaad, animali pregiatissimi (Cfr. Ct 6,4). E termina affermando che in un’anima conquistata dall’amore di Dio “gli esercizi che sembrano di nessun conto sono ugualmente graditi alla sua divina Maestà”. Dunque, quel poco che riusciamo a fare, facciamolo col cuore.
Preghiamo
Dio misericordioso, che susciti nei tuoi figli la volontà di servirti, illumina i nostri cuori purificati dalla penitenza e nella tua bontà ascolta le nostre invocazioni. Amen
Quello che faremo oggi facciamolo pensando che ogni piccolo gesto d’amore verso il nostro prossimo, è un grande gesto agli occhi di Dio. Buona giornata,
PG&PGR