28 Febbraio 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

nell’ultima sezione del capitolo sedicesimo il nostro caro amico Francesco fa un parallelismo tra Nostro Signore e ciò che, di san Paolo, dice san Gregorio di Nazianzo; ne riportiamo alcuni passaggi: “Come Nostro Signore fu flagellato, condannato, crocifisso, in quanto uomo votato, destinato e consacrato a sopportare gli obbrobri, le ignominie e i castighi dovuti a tutti i peccatori del mondo…così…il glorioso Apostolo san Paolo desiderò ardentemente di essere colmato di ignominie, crocifisso, separato, abbandonato…

E come il nostro Salvatore portò i peccati del mondo e fu fatto anatema, sacrificato per il peccato e abbandonato dal Padre, senza cessare di essere perpetuamente il Figlio diletto nel quale il Padre aveva la sua compiacenza, così il santo Apostolo desiderò certo di essere anatema e separato dal suo maestro per essere da lui abbandonato e lasciato in balia degli obbrobri…” Questo amore di Paolo ad imitazione di Nostro Signore, Francesco lo paragona all’amore della sposa del Cantico, un amore “forte come la morte, tanto da separare l’anima dal corpo”. Lo zelo, quello vero, non interessato, non deturpato dalla passione per le cose del mondo è alimentato dall’amore per il Creatore e per le sue creature. Il Salesio, a questo proposito, cita anche il “piccolo san Paolo”, cioè san Paolino di Nola che, sulle orme del suo omonimo più grande “si rese schiavo per liberare un uomo dalla schiavitù, sacrificando la propria libertà per renderla al suo prossimo”. Avviandosi verso la conclusione di questo lungo capitolo, il Nostro ricorda sant’Ambrogio che, in un suo sermone, dichiara beato colui che sa moderare lo zelo; san Bernardo, qualche secolo più tardi, dirà che il diavolo si prende gioco dello zelo dell’uomo se questi trascura la scienza e cioè l’approfondimento della Parola di Dio. Il vero zelo, infatti, essendo figlio della carità, come lei “è paziente, benigno, sereno, senza contese, senza odio, senza invidia e si rallegra della verità…il falso zelo è turbolento, confusionario, insolente, superbo, collerico, temporaneo e, allo stesso tempo, impetuoso e incostante”. Conclude il de Sales: “L’ardore del vero zelo è simile a quello del cacciatore, che è diligente, sollecito, attivo, laborioso e amantissimo della caccia, ma senza collera, senza ira, senza agitazione; poiché, se la fatica dei cacciatori fosse collerica, iraconda, affannosa, non sarebbe tanto amata né tanto stimata”. Beh, sulla caccia abbiamo qualche perplessità, ma al tempo di Francesco, per molti, era la sola risorsa per poter sfamare la propria famiglia.

Lasciamoci guidare dalla liturgia e preghiamo

Sostieni sempre, o Padre, la tua famiglia nell’impegno delle buone opere; confortala con il tuo aiuto nel cammino di questa vita e guidala al possesso dei beni eterni. Amen

Attenti dunque a non essere, oggi, troppo zelanti…, ma neanche troppo poco. Buona giornata,

PG&PGR