27 Febbraio 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

la quarta sezione dell’abbondante sedicesimo capitolo si apre con questa affermazione di Francesco di Sales: “Si può praticare lo zelo in tre modi. In primo luogo compiendo grandi atti di giustizia per respingere il male: e questo appartiene solo a quanti hanno il pubblico ufficio di correggere, censurare e riprendere in qualità di superiore, come lo hanno i prìncipi, i magistrati, i prelati, i predicatori; ma siccome tale ufficio è onorifico, ognuno se lo assume, ognuno se ne vuole immischiare”.

Sembra che l’Autore stia parlando dei nostri giorni! Quante volte sentiamo espressioni del tipo: “Se io fossi al suo posto…il tale sta sbagliando tutto, ecc.” Sembra che ognuno abbia in tasca la soluzione dei problemi, il più delle volte diametralmente opposta a quella di altri!  Il secondo modo di praticare lo zelo, continua, è veramente alla portata di tutti: “In secondo luogo si pratica lo zelo facendo azioni di grande virtù per dare buon esempio, con suggerire rimedi contro il male, con esortare ad usarli, con operare il bene opposto al male che si desidera eliminare: e questo è compito di tutti e di ciascuno”, ma “pochi lo vogliono compiere”. E’ molto facile dire “io farei questo…io farei quello” sapendo bene che sono cose difficilmente realizzabili. Però, se si parla di realtà alla nostra portata, si è sempre pronti ad accampare scuse del tipo: “non ho tempo…non ce la faccio…ci pensino gli altri, ecc.” Il terzo modo di praticare lo zelo, prosegue, è quello di esercitarlo “soffrendo e patendo molto per ostacolare e allontanare il male; questo tipo di zelo non lo vuole praticare quasi nessuno”, in quanto patire e soffrire sono verbi che ci piacciono molto poco e l’antico detto “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, è sempre attuale. C’è anche lo zelo che Francesco chiama “speciale”, il più ingannevole e praticato perché “è quello nel quale tutti vogliono impiegare il loro talento, senza preoccuparsi che non sia lo zelo che si cerca, ma la gloria e la soddisfazione dell’arroganza, della collera, del dispetto e di altre passioni”. Dunque uno zelo interessato che non si pone al servizio del bene comune, ma del proprio tornaconto. Il vero zelo, sottolinea il Nostro è quello di Nostro Signore che “si manifestò principalmente con la morte in croce per distruggere la morte e il peccato degli uomini”. Tale zelo ha guidato molti santi e il testo cita in modo particolare san Paolo che, come dice san Gregorio di Nazianzo “combatte per tutti, per tutti prega, arde di zelo per tutti, anzi arse ancora di più per i suoi fratelli secondo la carne…, nella sua carità egli desidera che essi in sua vece prendano posto presso Gesù Cristo”. Paolo di Tarso, come leggiamo negli Atti degli Apostoli e capiamo dalle sue Lettere, in modo zelante, ha veramente sofferto per le sue comunità e per i Giudei che lo osteggiavano tanto che desiderava “ardentemente di essere colmato di ignominia, crocifisso, separato abbandonato e sacrificato per il peccato degli Ebrei, per portare in loro vece la maledizione e il castigo che meritavano”. Forse il Signore non pretende da noi uno zelo così radicale, ma certamente qualche cosa in più la possiamo fare. Non credete?

Aiutiamoci con la preghiera che la liturgia odierna ci offre

Custodisci, o Padre, la tua Chiesa con la tua continua benevolenza, e poiché, a causa della debolezza umana, non può sostenersi senza di te, il tuo aiuto la liberi sempre da ogni pericolo e la guidi alla salvezza eterna. Amen

Oggi vi proponiamo, se ne avete il tempo, di rileggere Rom 9, 1-5 e Gal 3,13 e riflettere un po’ su questi pochi versetti. Buona giornata,

PG&PGR