Carissimi,
rileggendo un po’ di storia del nostro Risorgimento, ci si trova di fronte all’ ”eroe dei due mondi”, Giuseppe Garibaldi che, per il suo zelo, ardimento e un po’ di intemperanza, dopo tante imprese eroiche, viene arrestato per ben tre volte prima di ritirarsi, forse in modo forzato, a Caprera. Francesco di Sales, continuando nella sua esposizione, afferma che:
“l’ira è un servo che, essendo potente, coraggioso e pieno di iniziativa, sulle prime fa molto, ma è così ardente, irrequieto, sconsiderato e impetuoso che, ordinariamente, non riesce a compiere nessun bene, senza combinare contemporaneamente tanti guai”. Non possiamo ignorare i fratelli Giacomo e Giovanni, i Boanèrghes, che vorrebbero incenerire quei samaritani che non avevano voluto accogliere Gesù (Cfr. Lc 9,54) e per questo esagerato zelo, ricevono una solenne lavata di capo dal Maestro; oppure Pietro, che al momento dell’arresto di Gesù nell’orto degli Ulivi, estrae la spada e taglia l’orecchio del servo del sommo sacerdote (Cfr. Gv 18,10). Quando lo zelo non è ben temperato (probabilmente molti di noi hanno fatto una esperienza del genere), spesso causa, quanto meno, delle incomprensioni; e lì iniziano i ripensamenti del “senno di poi”: se avessi detto, o non detto, se avessi fatto, o non fatto…! Ed ecco una similitudine rurale del Salesio: “Dice la nostra gente di campagna: non è cosa saggia tenere pavoni in casa, perché, quantunque diano la caccia ai ragni liberando l’abitazione, tuttavia guastano tanto le tettoie ed i tetti che la loro utilità non è paragonabile con il danno che arrecano”. Tante volte l’ira può offuscare lo zelo e far perdere quell’equilibrio di cui abbiamo parlato tante volte nel passato. E anche se è “un aiuto offerto dalla natura alla ragione ed è impiegata dalla grazia al servizio dello zelo per l’attuazione dei suoi progetti”, diventa un aiuto “pericoloso e poco desiderabile”. Talvolta, i contadini, per liberare i campi dalle sterpaglie, usano il fuoco; ma basta che si alzi un po’ di vento, se ne perde il controllo e bisogna mettere mano all’acqua, talvolta con l’intervento dei Vigili del fuoco. E’ capitato anche a noi quando eravamo studenti, un po’ esuberanti…sob! “E’ un gesto disperato – dice Francesco –, nel difendere una fortezza, far ricorso ad un aiuto estraneo che rischia di diventare il più forte”. Quanto è vero e saggio ciò che dice! L’amor proprio e l’ira, talvolta sono mascherati da zelo per nascondere sotto il suo nome, la loro sregolatezza. Ma una cosa che noi cristiani dobbiamo sempre tener ben presente è che lo zelo è sempre al servizio della carità e non il contrario.
Preghiamo con le parole della liturgia odierna
Volgi il tuo sguardo, o Signore, a questa tua famiglia, e fa’ che, superando con la penitenza ogni forma di egoismo, risplenda ai tuoi occhi per il desiderio di te. Amen
Il nostro zelo, oggi, non “faccia a pugni” con la carità. Buona giornata,
PG&PGR