Carissimi,
nella seconda sezione del quarto capitolo, lasciamo parlare un po’ di più l’Autore che descrive, seguendo i capitoli 1, 2 e 3 Cantico dei Cantici, il progredire delle anime: “Tra di esse ve ne sono di quelle che, liberate da poco dai loro peccati e ben risolute d’amar Dio, sono ancora come novizie, principianti, tenere e deboli, per cui amano, è vero, la divina soavità, ma con tale mescolanza di altri differenti affetti, che il loro santo amore, essendo ancora quasi nella sua infanzia, ama con il Signore gran numero di cose superflue, vane e pericolose.
E come una fenice che, appena risorta dalle sue ceneri, avendo soltanto esili piumette e un po’ di lanuggine, può fare unicamente dei piccoli balzi, per cui si deve dire che salti, ma non che voli; così queste tenere animucce, nate da poco dalle ceneri della penitenza, non possono ancora prendere lo slancio e volare nell’aria aperta del santo amore, essendo trattenute da una moltitudine di cattive inclinazioni e di abitudini depravate, lasciate in loro dai peccati della vita antecedente. Sono però vive, animate e coperte dalle piume dell’amore e amore vero, perché altrimenti non avrebbero lasciato il peccato; ma tuttavia si tratta di un amore ancora debole e giovane, che, circondato da una quantità di altri amori, non può produrre tanti frutti quanti ne produrrebbe, se possedesse interamente il cuore”. Il cammino di conversione, il più delle volte, è un cammino lungo e faticoso come quello del figlio minore della parabola del Padre misericordioso (Cfr. Lc 15,24-32) che, dopo un periodo di vita dissoluta, torna tra le braccia del padre. Francesco, immaginando la scena, dice che i porci tra i quali aveva vissuto come guardiano, rappresentano il peccato e gli abiti sudici e in brandelli stanno a significare “l’affetto appesantito da abitudini e inclinazioni tendenti al peccato”. Tuttavia, sotto la cenere del peccato, l’amore non era stato completamente soffocato e “si ritrovò nuovamente vivo e risorto: era morto, dice il padre, ed è tornato in vita, è risuscitato”. Le anime, in questa fase, sono quelle che il Cantico chiama fanciulle, come abbiamo già accennato ieri; esse amano lo Sposo di amore vero, ma non ancora maturo. Il Salesio dice che sono “come donne molto giovani che amano realmente i loro sposi, se ne hanno, ma non cessano di amare anche gli anelli, i monili, le amiche… Così queste anime giovani e novizie, senza dubbio, amano molto il loro Sposo, ma tra numerose distrazioni e divagazioni volontarie”. Piccole mancanze in parole, azioni, nel divertimento che, moralmente “non sono contro la volontà di Dio, però non sono nemmeno secondo tale volontà, anzi sono fuori di essa e senza di essa”. Tante volte anche noi assomigliamo a queste anime. Pensiamo a quante volte, pur amando Dio profondamente, ci ritroviamo a metterlo in un cantuccio: non lo abbandoniamo, ma non gli diamo sempre il posto che dovremmo dargli.
Preghiamo
Signore qualche volta il tuo posto nel nostro cuore è occupato da altro che, anche se non è contro di te, “ruba” il posto che appartiene solo a te. Perdonaci, Signore. Amen
Oggi, ripensando a quelle “novizie” dell’amore di Dio, sforziamoci di fare qualche passo in avanti. Buona giornata e buona domenica,
PG&PGR