Carissimi,
riprendiamo l’impegnativo discorso di ieri con questa particolare affermazione di Francesco di Sales: “Chi, pregando Dio, si accorge di pregare, non è perfettamente attento alla preghiera; perché distoglie la sua attenzione da Dio, che sta pregando, per pensare alla preghiera per mezzo della quale sta pregando. Lo stesso sforzo che facciamo per non avere distrazioni ci serve spesso di grande distrazione; la semplicità nelle azioni spirituali è molto raccomandabile”.
In effetti, se ci pensate bene, quando si prega, spesso si viene distratti, più che da agenti esterni, dal nostro stesso pensiero: cosa devo chiedere, come lo devo chiedere, come devo stare in piedi, in ginocchio, seduto, ecc. Sembra quasi che la forma della preghiera sia più importante della preghiera stessa a scapito della semplicità che essa esige. Continua il Nostro: “Vuoi guardare Dio? Guardalo pure, e non pensare che a lui, perché se ti metti a riflettere e pieghi gli occhi su te stesso per vedere come ti comporti nel guardarlo, non pensi più a lui, ma al tuo contegno e a te stesso”. Un esempio: quando eravamo bambini, a molti di noi, è stato insegnato a tenere un certo atteggiamento durante la celebrazione della messa: quando stare in piedi o in ginocchio, tenere il busto eretto, coprire il viso durante la consacrazione (cosa peraltro sbagliatissima!), ecc. La nostra concentrazione verso Dio finiva per essere soffocata dall’esteriorità a danno dell’interiorità. Prosegue l’Autore: “Chi è infiammato di sacro amore non rivolge il proprio cuore su se stesso per vedere cosa fa, ma lo tiene fermo e occupato in Dio, al quale dirige il proprio amore”. Spesso ci sentiamo dire, al termine di qualche celebrazione: che bella messa, Padre! E ci verrebbe voglia di chiedere: ma come l’hai vissuta? Cosa lascia in te? L’amore di Dio non si misura in base all’emozione del momento, ma da quello che sollecita in noi. Francesco di Sales cita l’episodio scabroso narrato in 2 Sam 13,1-19: Ammon, figlio di Davide, si invaghisce perdutamente della sorellastra Tamar. Non meravigliamoci di questo: quello che per noi oggi è, giustamente, considerato incesto, all’epoca era naturale. Ma l’amore di Ammon si rivela falso tanto da arrivare a violentare la donna per poi allontanarla ignominiosamente. Commenta il testo: “Se avesse amato Tamar, non avrebbe agito così, perché Tamar era sempre Tamar; ma perché egli non amava Tamar, ma il brutto piacere in essa bramato, appena avuto quello che cercava, da vero traditore, la schernì e la trattò in modo brutale: in Tamar era il suo piacere ma non il suo amore, che era nel piacere e non in Tamar; perciò, sparito il piacere, egli avrebbe volentieri fatto sparire Tamar”. Un esempio che ci fa rabbrividire, ma che il de Sales cita per farci capire meglio e per metterci in guardia dicendo che quando la soddisfazione verso l’amore di Dio, passato il momento di ardore spirituale, si affievolirà a causa dei momenti di aridità, anche la preghiera calerà di intensità restando relegata ad alcuni momenti.
Preghiamo con le parole della liturgia odierna
Accogli, o Padre, le preghiere della tua Chiesa e soccorrici nelle fatiche e nelle prove della vita; la venuta del Cristo tuo Figlio ci liberi dal male antico che è in noi e ci conforti con la sua presenza. Amen
Senza farci troppi problemi (con licenza di San Francesco di Sales), la nostra preghiera odierna sia semplice e, soprattutto, fatta col cuore. Buona giornata,
PG&PGR