21 Dicembre 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

il capitolo 16 che iniziamo oggi e che conclude il nono libro del TAD, ha questo titolo: “Della spogliazione dell’anima unita alla volontà di Dio” e l’Autore lo inizia invitandoci a ripensare a Gesù nel pretorio di Ponzio Pilato: i soldati, “ministri di morte”, gli tolgono i vestiti e, a colpi di flagello, anche la pelle: “In seguito anche l’anima viene spogliata del corpo e il corpo della vita tramite la morte che patì sulla croce”.

Ma dopo la Risurrezione “l’anima si rivestì del corpo glorioso, e il corpo della sua pelle immortale e indossò abiti diversi: quelli del pellegrino, dell’ortolano o di altra foggia, secondo quello che richiedeva la salvezza degli uomini e la gloria del Padre”. E’ l’amore, afferma di seguito, che ha operato tutto questo. Ancora oggi il Signore risorto si presenta a noi nella persona dell’altro, soprattutto di chi soffre, di chi è povero, di chi fugge da situazioni di guerra e di fame…Ma per fare questo, anche noi siamo chiamati a “spogliarci” di tutto ciò che ci impedisce, o quanto meno, rende più difficoltoso il rivestirci di Cristo, come dice san Paolo (Cfr. Rom 13,14) e cioè di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza (Col 3,12). L’amore, prosegue il Nostro “entrando in un’anima per farla felicemente morire in se stessa e rivivere in Dio, la fa spogliare di tutti i desideri umani e della stima di se stessa”. Segue poi una affermazione che, a dire il vero, può lasciarci perplessi: l’amore spoglia l’anima degli affetti più piacevoli “quali quelli che provava nelle consolazioni spirituali, negli esercizi di pietà e nella perfezione delle virtù, che sembravano essere la vita propria dell’anima devota”. Non meravigliamoci troppo perché, in effetti, la pratica delle virtù, anche con le migliori intenzioni, può provocare in noi una sorta di autocompiacimento e rasentare la superbia. Parafrasando, poi, il testo di Giobbe 1,21, dice, riferendola all’anima: “Nuda sono uscita dalle mani di Dio e nuda ci ritornerò; il Signore mi aveva dato molti desideri, il Signore me li ha tolti, sia benedetto il suo santo nome” e spiega: “Sì, Teotimo, lo stesso Signore che all’inizio ci fa desiderare le virtù e che ce le fa praticare in ogni occasione, ci toglie l’affetto alle virtù e a tutti gli esercizi spirituali, affinché con maggior tranquillità, purezza e semplicità ci affezioniamo solo al beneplacito della sua divina Maestà”. Più che toglierci l’affetto delle virtù, ci allontana dalla tentazione di dire: Come sono bravo/a! Noi la interpretiamo in questo modo e se non è così, Francesco ci tirerà le orecchie.

Preghiamo

Ascolta, o Padre, le preghiere del tuo popolo in attesa del tuo Figlio che viene nell’umiltà della condizione umana: la nostra gioia si compia alla fine dei tempi quando egli verrà nella gloria. Amen

Oggi presentiamo le nostre mani vuote al Signore e chiediamogli, con fede e umiltà, di riempirle con i doni della sua grazia. Buona giornata,

PG&PGR