11 Dicembre 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

il capitolo dodicesimo, che iniziamo oggi, ha questo titolo: “Come in mezzo a questi tormenti interiori l’anima non conosca l’amore che porta al suo Dio e della morte dolcissima della volontà”. La parola morte ci mette sempre in imbarazzo, ma qui il Salesio intende parlare dell’anima che, pian piano, si affida a Dio “rinunciando” alla propria volontà. Attenzione, però: non è Dio che impone la sua volontà, ma l’anima che smette di dibattersi e impara ad affidarsi a Lui. Le preoccupazioni e le sofferenze interiori, spiega il Salesio, spesso giocano brutti scherzi e ci impediscono di renderci perfettamente conto di ciò che ci sta accadendo. E’ l’esperienza di san Pietro che ci viene narrata in Atti 12,1-11: il sacro testo dice che Erode Antipa diede inizio alla grande persecuzione dei seguaci del Nazareno iniziando con l’uccisione di san Giacomo il maggiore, (fratello di san Giovanni) e, visto che questo era gradito ai giudei, fece arrestare anche Pietro. Probabilmente pensava che, eliminando il “capo” di quella “setta” dei discepoli di Gesù, anche gli altri si sarebbero ritirati in buon ordine. Pietro è dunque in carcere angosciato non per la propria sorte, ma per quella dei suoi fratelli e sorelle privati del loro punto di riferimento… E Dio interviene miracolosamente per liberarlo; egli, però, crede di sognare. Ecco integralmente come l’Autore legge e commenta quel fatto: “Il grande san Pietro nella prigione ricevette alla vigilia del martirio la visita dell’angelo, e la cella fu ripiena di splendore; l’angelo lo svegliò, lo fece alzare, cingersi, calzarsi e vestirsi; gli levò i ceppi e le manette, lo liberò dalla prigione e lo condusse attraverso alla prima e alla seconda sentinella fino alla porta di ferro che metteva nella città, la quale da sé si dischiuse loro, e percorsa una strada, l’angelo lasciò il glorioso san Pietro in piena libertà. Ecco una gran varietà di fatti molto straordinari; eppure san Pietro, che prima d’ogni altra cosa era stato svegliato, non credeva che fosse vero quello che l’angelo faceva, ma pensava di sognare. Era sveglio, ma non credeva di esserlo; si era calzato e vestito, e non sapeva di averlo fatto; camminava, e non pensava di camminare; era libero, e non ci credeva: e ciò perché la meraviglia della sua liberazione fu così grande da occupargli totalmente lo spirito, e sebbene avesse sufficiente sentimento e conoscenza per fare quanto faceva, pure non ne aveva a sufficienza per rendersi conto che lo faceva realmente e davvero; vedeva l’angelo, ma non s’immaginava che quella fosse una visione vera e naturale; perciò non provava consolazione alcuna della sua liberazione, finché, tornato in sé: Ora, disse, mi accorgo veramente che Dio ha mandato il suo angelo e mi ha sottratto alle mani di Erode, e all’attesa di tutto il popolo giudeo”. La stessa cosa, continua, avviene nella nostra anima quando è fortemente oppressa da sofferenze interiori e esteriori: benché continui ad amare Dio e a sperare in Lui, non trova la forza “per distinguere chiaramente se crede, spera e ama Dio, poiché la miseria la opprime talmente che si fa presente in lei…la convinzione di non avere né fede, né speranza, né carità”, ma soltanto illusioni di quelle virtù. Il nostro spirito può attraversare momenti del genere ma, se apriamo bene gli occhi, se ci svegliamo dal sonno, con tanta fiducia nel Signore, potremo accorgerci che Lui è sempre presente realmente accanto a noi per darci forza.

Preghiamo

Salga a te, o Padre, la preghiera del tuo popolo, perché nell’attesa fervida e operosa si prepari a celebrare con vera fede il grande mistero dell’incarnazione del tuo unico Figlio. Amen

Ed oggi apriamo bene gli occhi e ci accorgeremo che il Signore è lì, accanto a noi per camminare con noi. Buona giornata,

PG&PGR