Carissimi,
nella seconda parte dell’ottavo capitolo, Francesco di Sales intende farci capire come la misericordia di Dio e la sua giustizia non siano in contrapposizione: “Ma alla fine, dopo aver pianto sugli ostinati e soddisfatto con loro al dovere della carità per cercare di ritrarli dalla perdizione, imitiamo nostro Signore e gli apostoli, cioè allontaniamo di là il nostro spirito e volgiamolo ad altri oggetti e ad altre occupazioni più utili per la gloria di Dio”.
Infatti gli Apostoli, in particolare Paolo che, insieme al compagno Barnaba, aveva rivolto la sua attenzione pastorale agli appartenenti al Popolo Eletto, cioè gli Ebrei, dopo essere stato rifiutato da questi, dichiarerò chiaramente che la sua predicazione, da quel momento in poi, si sarebbe rivolta verso i Gentili, cioè i pagani (Cfr. At 13,46). Lo stesso Gesù, dopo aver narrato la parabola dei “vignaioli omicidi” (Cfr. Mt 21,33-45), rivolgendosi espressamente ai sommi sacerdoti e ai farisei, dice: «Vi sarà tolto il Regno di Dio, e sarà dato ad una nazione che lo farà fruttificare». Ancora, nel Vangelo di san Giovanni, a seguito del famoso discorso pronunciato dal Signore nella sinagoga di Cafarnao (C.6), si dice che alcuni discepoli lasciarono la sua sequela (v. 60), trovandolo troppo duro. Può capitare anche a noi di trovare difficile ciò che il Signore dice in alcuni passi evangelici, ma dobbiamo tenere ben presente una delle frasi chiave della predicazione del Maestro: «Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me» (Mt 10,38). Dunque Dio, pur essendo immensamente misericordioso, è anche assolutamente giusto e, dice l’Autore, siamo chiamati ad amare tanto la sua misericordia, quanto la sua giustizia. Il capitolo si conclude con questa affermazione: “Dio non ritira mai la sua misericordia da noi, se non per un equo castigo della sua giustizia punitrice, né mai si sfugge al rigore della sua giustizia, se non per la sua misericordia giustificatrice: e sempre, sia che punisca sia che grazi, il suo beneplacito è adorabile, amabile e degno di eterna benedizione. Così il giusto, che canta le lodi della sua misericordia per gli eletti, godrà parimente vedendo il castigo; i beati approveranno con ugual gioia il giudizio che condanna i reprobi e quello che salva gli eletti; e gli apostoli, dopo aver esercitato la loro carità verso gli uomini che ebbero in custodia, resteranno in pace, vedendoli ostinati o anche dannati. Bisogna dunque acquietarsi alla volontà divina e baciare con uguale amore e riverenza la mano destra della sua misericordia e la mano sinistra della sua giustizia”. Per comprendere meglio queste parole cerchiamo di rileggere il brano del “giudizio finale” nel vangelo di san Matteo 25,31-46.
Oggi ricorre la memoria di san Charles de Foucauld, l’apostolo dei lebbrosi e dunque preghiamo con le parole della liturgia:
Signore, Padre santo che hai chiamato il beato Charles, sacerdote, a imitare tuo Figlio, Gesù di Nazareth, noi ti preghiamo, per la sua intercessione, accordaci, nutriti dall’Eucaristia, di progredire giorno dopo giorno, verso una carità cristiana sempre più profonda e una fraternità più universale.
Ed oggi facciamo uno sforzo per rileggere e riflettere sul brano di Matteo indicato prima che, oltretutto, era il Vangelo di domenica scorsa. Buona giornata,
PG&PGR