Carissimi,
come dicevamo ieri, all’uomo è impossibile debellare, in modo definitivo, il male e per questo, osserva il de Sales: “L’Apostolo ci avverte di fare in modo che quel male non regni nel nostro corpo mortale facendoci obbedire alle sue concupiscenze (Cfr. Rom 6,12)”. Una cosa, dunque, è sentire il “richiamo” del male e del peccato, altra cosa è acconsentirvi. Si racconta che san Filippo Neri, ad un suo penitente che spesso si accusava di avere brutti pensieri, disse che non si può impedire che gli uccelli ci volino sopra la testa, ma si può impedire che vi si posino. Così un medico, esemplifica il Nostro, “non ordinerà mai al febbricitante di non avere sete, perché sarebbe un ordine senza senso; di dirà invece di non bere anche se ha sete”. La tentazione di seguire i consigli del male saranno sempre presenti nella mente dell’uomo e tanti santi hanno fatto questa esperienza, ma non hanno permesso che ciò entrasse nel loro cuore. Lo stesso san Paolo, come egli stesso scrive nella Seconda lettera ai Corinzi (12,7-9), non è stato esente dalla tentazione: “Il pungolo della carne, ministro di Satana, pungeva implacabilmente il grande san Paolo per farlo precipitare nel peccato: il povero Apostolo ne soffriva come di una ingiuria vergognosa e disonorevole, e perciò la chiamava uno schiaffeggio e un oltraggio, e pregava Dio che si compiacesse di liberarlo; ma Dio gli rispose: O Paolo, ti basta la mia grazia, perché la mia potenza si perfeziona nella debolezza. Al che acquietandosi il santo: Dunque — disse — volentieri mi glorierò delle mie debolezze, affinché abiti in me la potenza di Gesù Cristo”. Il Signore, seppur permette la “ribellione” nell’uomo, dona anche la grazia per combatterla. Dunque, prosegue l’Autore: “non solo non ci dobbiamo inquietare nelle nostre tentazioni e debolezze, ma dobbiamo gloriarci di essere deboli, affinché appaia in noi la potenza divina, che sostiene la nostra debolezza contro lo sforzo della suggestione e della tentazione; poiché il glorioso Apostolo chiama sue debolezze gli impeti e moti d’impurità da lui avvertiti, e dice che si gloriava di quelle, perché, pur sentendoli per sua miseria, per misericordia di Dio non vi consentiva”. Concludendo il capitolo Francesco richiama ciò che aveva già detto al capitolo terzo del Primo libro del TAD, riferendosi agli “stoici” i quali affermavano erroneamente che “in questo mondo potremmo essere completamente esenti dalle passioni dell’ira, della concupiscenza, della paura e simili”. Dio permette che abbiamo dei nemici, ma vuole anche che li respingiamo, evidentemente col suo aiuto: “Viviamo dunque coraggiosamente tra l’una e l’altra volontà divina, soffrendo con pazienza di essere aggrediti e cercando con forza di tenere testa e resistere agli aggressori”. Una cosa è certa: dalla nostra parte abbiamo un Alleato Forte.
Preghiamo
Signore, stai con noi quando il nemico assale; facci sentire la tua presenza e infondi in noi il coraggio per affrontare il buon combattimento della fede. Amen
Ed oggi, ancora una volta, andiamo avanti con coraggio e forza di volontà. Buona giornata,
PG&PGR