Carissimi,
a questo punto verrebbe voglia di chiedersi a che cosa serve programmare, pianificare, fare progetti, magari sognare che tutto si concretizzi nel migliore dei modi? La stessa domanda se la pone anche Francesco: “Stando così le cose, non ci si può dunque affezionare a nulla, anzi si dovrà lasciare tutto al caso?” Ma, come al solito, è pronto a dare a se stesso e a noi la risposta:
“Non bisogna trascurare niente di quanto è necessario per ottenere la buona riuscita delle opere messeci in mano da Dio, ma a patto che, se l’esito sarà contrario, lo accetteremo dolcemente e tranquillamente; noi infatti abbiamo il comando di prenderci molto a cuore le cose riguardanti la gloria di Dio e delle quali siamo incaricati, ma non abbiamo l’obbligo né la responsabilità dell’esito, non essendo questo in nostro potere”. E’ proprio quello che abbiamo detto qualche giorno fa: fare tutto come se tutto dipendesse da noi con la consapevolezza, però, che tutto dipende da Dio. A tale proposito cita il famoso brano di san Luca (10,30-35), detto del “Buon Samaritano”, facendoci notare che colui che soccorre il poveretto incappato nei briganti dice all’albergatore al quale lo affida «Abbi cura di lui» e non «Guariscilo». Gli stessi Apostoli “con grande impegno, predicarono in primo luogo agli ebrei, benché sapessero che alla fine avrebbero dovuto abbandonarli come terra infruttuosa, e passare ai Gentili”. Quando si pianta qualcosa è bene fare tutto secondo le regole del bravo giardiniere, ma “dare la crescita appartiene soltanto a Dio”. Non accade forse la stessa cosa nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie? La riuscita di qualche buona iniziativa, per quanto impegno ci si possa mettere, non è “scontata”: dipende da molti fattori e, in ultima analisi, dalla volontà di Dio. Ma se un’iniziativa ispirata dal Signore fallisce a causa di coloro a cui era affidata, non si deve imputare questo fallimento alla volontà di Dio, ma al disimpegno umano. Se così non fosse, Dio sarebbe il solo responsabile di tante calamità che affliggono il mondo: guerre, epidemie, fame, violenze di ogni genere. Ma può Dio volere il male dei suoi figli? “Egli, afferma il Nostro: “non fu certamente la causa del peccato di Davide, ma fu Dio a infliggergli la pena dovuta al suo peccato; non fu egli causa del peccato di Saul, ma bensì che, in castigo, a Saul cadesse di mano la vittoria”. E l’Autore così conclude questo capitolo: “Se dunque accade che i nostri santi disegni non abbiano buon esito in castigo delle nostre colpe, dobbiamo detestare la colpa con un profondo pentimento e insieme accettare la pena avutane: infatti, come il peccato è contro la volontà di Dio, così la pena è conforme alla sua volontà”. Non spaventiamoci di fronte alla parola “castigo” e non dimentichiamo che anche Francesco di Sales è figlio del suo tempo; per questo possiamo usare tranquillamente il termine “correzione” perché il nostro Dio, non dimentichiamolo mai, è il Dio della misericordia.
Oggi ricorre la memoria dei santi martiri vietnamiti. Preghiamo con le parole che ci suggerisce la liturgia
O Dio, origine e fonte di ogni paternità, che hai reso fedeli alla croce del tuo Figlio fino all’effusione del sangue, i santi Andrea Dung-Lac e compagni martiri, per la loro comune intercessione fa’ che diventiamo missionari e testimoni del tuo amore fra gli uomini, per chiamarci ad essere tuoi figli. Amen
Domani ci prenderemo un giorno di relax e, dunque, per domenica, vi anticipiamo l’augurio di una buona solennità di Cristo, Re dell’Universo: che regni sempre nel cuore di tutti noi.
PG&PGR