7 Giugno 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

avviandosi verso la conclusione del capitolo, Francesco di Sales scrive: “Non rubare, non mentire, non commettere lussuria, pregare Dio, non giurare invano, amare e onorare il padre (e la madre!), non uccidere, è vivere secondo la ragione naturale dell’uomo”. Questa è la legge naturale di cui abbiamo parlato ieri.

“Ma, –continua- rinunciare a tutti i nostri beni, amare la povertà fino a chiamarla e considerarla dolcissima maestra, accettare come fonte di gioia e di piacere gli obbrobri, i disprezzi, le abiezioni, le persecuzioni e perfino il martirio; contenersi entro i limiti di una perfetta castità; infine vivere nel mondo e in questa vita contro tutte le sue massime ed opinioni, e andare contro corrente con una vita di rinunzie e di mortificazioni di noi stessi, non è vivere in modo umano, ma sovrumano; non è vivere in noi, ma fuori di noi, al disopra di noi; e siccome nessuno può elevarsi al di sopra di sé se non vi è attirato dall’eterno Padre, tale genere di vita è necessariamente un rapimento continuo: un’estasi perpetua di azioni e di opere”. Ricordate il “giovane ricco”? Aveva sempre osservato tutte le prescrizioni della Legge, ma in quanto a lasciare tutto, darlo ai poveri e seguire il Signore…:«Egli, rattristato per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni» (Cfr. Mc 10,22). Ora, visto che il Vangelo è valido per ogni uomo e ogni donna di ogni tempo, potremmo porci questa domanda: cosa avrei fatto io al posto di quell’uomo? Ognuno dia la risposta in cuor suo. San Paolo, prosegue il Nostro, rivolgendosi ai Colossesi afferma: «Voi siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio». (Cfr. Col 3,3). Questa dovrebbe essere la vocazione di ogni cristiano: morire al peccato per risorgere con Cristo e, volendo dare una spiegazione a questa affermazione dell’Apostolo, aggiunge: “E’ come se dicesse: voi non vivete più in voi stessi, né nell’ambito della vostra condizione naturale, la vostra anima non vive più per se stessa, ma al di sopra di sé”. Questa è la vera ascesi!. Ma per essere più chiaro chiama in causa il “vecchio” Plinio che, nella “Storia naturale” parla della fenice, il mitologico uccello simbolo della rinascita: “La fenice è tale distrugge la propria la propria vita col favore dei raggi del sole, per averne una più piacevole e più vigorosa”. Per carità, il Signore non ci chiede di rinunciare al dono della vita, ci mancherebbe altro! Quello che ci incoraggia a fare è il mettere da parte l’uomo vecchio e rivestire l’uomo nuovo (Cfr. Ef 4,22). E così, come la fenice rinasce dalle proprie ceneri ogni volta più bella, anche noi dobbiamo rinascere a vita nuova: “La nostra vita nuova è l’amore celeste che vivifica e sostiene la nostra anima, e questo amore è nascosto in Dio e nelle cose divine con Gesù Cristo”. Al momento dell’Ascensione al cielo il corpo del Risorto fu circondato da una nube che lo sottrasse agli occhi degli apostoli. Conclude Francesco: Ora Gesù Cristo è il nostro amore e l’amore è la vita dell’anima: la nostra vita quindi è nascosta in Dio con Gesù Cristo; e quando egli, che è il nostro amore e per conseguenza la nostra vita spirituale, comparirà nel giorno del giudizio, allora noi appariremo con lui nella gloria, ossia Gesù Cristo nostro amore ci glorificherà, rendendoci partecipi della sua felicità e del suo splendore”. Sta a noi far sì che questo divenga realtà. Chiediamoci, dunque, se le opere di misericordia spirituali e corporali sono l’asse portante della nostra esistenza terrena.

Preghiamo

Signore, quante occasioni ci offri affinché Tu possa dirci: Venite benedetti del Padre mio. Aiutaci a non perderle e a non essere cristiani solo a parole, ma anche con le nostre opere. Amen

Ed oggi? Beh, regoliamoci di conseguenza. Buona giornata,

PG&PGR