6 Giugno 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

giunti a questo punto, con ragione, ci si potrebbe chiedere come fare per distinguere le estasi divine da quelle “diaboliche”? Francesco di Sales ci dice che molti servi di Dio hanno dato diverse indicazioni ma, aggiunge: “per quel che mi riguarda, mi basterà proporti due caratteristiche dell’estasi buona e santa: la prima è che l’estasi santa non si rivolge tanto all’intelletto quanto alla volontà, che commuove, infiamma di un forte affetto verso Dio”.

Quando l’estasi si presenta come frutto di azione umana, come “la speculazione (investigazione) filosofica”, continua il Nostro, “è fortemente dubbia e merita sospetto”. San Paolo, lo abbiamo già letto, dice che se si avesse il dono della profezia, ma non la carità, questo non servirebbe per il bene (Cfr. 1Co 13,2). Il presupposto è che si può essere “profeti” anche senza la carità. Un esempio? Lo troviamo nel Vangelo di Giovanni: mentre i capi dei Giudei discutono se sia più o meno conveniente per tutto il popolo, eliminare Gesù, il sommo sacerdote Caifa, proprio in forza del suo ufficio, profetizzò dicendo che sarebbe stato meglio far morire uno solo (Gesù) che mettere in pericolo tutto il popolo (Cfr. Gv 11,51). Questo, anche oggi, avviene in campo politico e sociale. Quanti falsi profeti hanno trascinato i loro popoli in situazioni disastrose? Pensiamo a Napoleone, a Hitler e ad altri più vicini ai nostri giorni. Non erano, e non sono, certamente animati dalla carità! La seconda caratteristica, prosegue l’Autore, è quella dell’azione e della vita. Essa ci coinvolge maggiormente perché riguarda la vita di tutti i giorni, le nostre azioni, le nostre scelte e anche il nostro modo di rapportarci agli altri e di affrontare le difficoltà. Il primo passo è quello dell’osservanza dei Comandamenti di Dio, afferma e, da buon pastore e profondo conoscitore dell’animo umano dice: “La completa osservanza dei comandamenti di Dio non è alla portata delle forze umane, pur essendo nei limiti dell’istinto dello spirito umano, in quanto conforme alla ragione e ai limiti naturali: per cui, vivendo secondo i comandamenti di Dio, non siamo per questo fuori della nostra inclinazione naturale”. I dieci Comandamenti, o meglio le “Dieci Parole”, hanno, infatti, come base la “legge naturale” che, in parte, ritroviamo nel codice di Hammurabi risalente al XVIII secolo avanti Cristo. Certamente non è facile vivere perfettamente secondo queste Dieci Parole, ma se, oltre all’impegno personale, ci si affida maggiormente allo Spirito Santo… Continua, infatti, il Nostro: “Oltre ai comandamenti divini ci sono delle ispirazioni celesti, per l’attuazione delle quali non soltanto è necessario che Dio ci innalzi al di sopra delle nostre forze, ma anche che ci elevi al di sopra degli istinti e delle inclinazioni della nostra natura”. E cosa è questa “elevazione” se non l’opera dello Spirito? E’ lo stesso Spirito che il giorno di Pentecoste ha infiammato il cuore degli Apostoli, facendo loro superare il timore e spingendoli a testimoniare con forza la Verità del Cristo. Queste azioni dello Spirito, che il testo chiama anche “ispirazioni” non sono contrarie alla natura e alla ragione umana, ma la “superano, la sovrastano e le sono superiori: di modo che non viviamo soltanto una vita civile, onesta e cristiana, ma una vita sovrumana, spirituale, devota ed estatica, ossia una vita che, in ogni caso, è fuori e al di sopra della nostra condizione spirituale”.

Preghiamo

Signore, quando siamo deboli, incerti, traballanti, infondi su di noi il soffio del Tuo Spirito, il solo che può animarci e rinvigorire il nostro coraggio cristiano durante il cammino della vita. Amen.

Ed oggi, un po’ più di attenzione al “soffio” dello Spirito. Buona giornata,

PG&PGR