Carissimi,
oggi concludiamo il tredicesimo e penultimo capitolo del settimo Libro del TAD. Francesco di Sales, attingendo dal suo “amico pagano” Plinio il Vecchio, fa un accostamento quanto meno singolare tra la fenice, favoloso uccello sacro agli antichi egizi, e la Vergine Maria. Ecco cosa dice:
“La fenice, dicono, quando è molto vecchia, raccoglie sulla cima di un monte una grande quantità di piante aromatiche, sopra le quali, come sopra un onorato letto, va a terminare i suoi giorni; poiché, quando il sole in pieno meriggio fa sentire i suoi raggi più cocenti, questo singolare uccello, volendo aumentare l’ardore del sole, non cessa di sbattere le ali sul suo rogo, finché non gli abbia fatto prendere fuoco, e bruciando con esso si consuma e muore in quelle fiamme odorose. Allo stesso modo, Teotimo, avendo la Vergine Maria radunato nel proprio spirito, con vivissimo e perenne ricordo, tutti i più amabili misteri della vita e della morte del figlio, e ricevendo sempre direttamente le più ferventi ispirazioni che il figlio, sole di giustizia, abbia mai inviato ai cuori umani dal più ardente meriggio della sua carità, e facendo essa pure, da parte sua, un moto continuo di contemplazione, alla fine il fuoco sacro del divino amore la consumò interamente, quale soavissimo olocausto, cosicché ne morì e la sua anima venne rapita e trasportata fra le braccia della dilezione del figlio. O morte amorosamente vitale, o amore vitalmente mortale!” Molto si è discusso, tra i teologi, se quella di Maria è stata una morte o una “dormizione”. Ma cosa dicevano i “sapientoni”? Alcuni sostenevano che, essendo la morte un retaggio del peccato originale ed essendone stata, la Vergine Maria, preservata, non poteva morire. Altri si opponevano dicendo, giustamente, che certamente Gesù non aveva il peccato originale (ci mancherebbe!), ma è egualmente morto nella sua natura umana. Francesco non si addentra in questa discussione, ma parla chiaramente, come abbiamo visto, della morte di Maria. Anzi, in uno dei suoi Sermoni (che P. Ruggero preferisce chiamare “Esortazioni”), dice che la Vergine, come Gesù, è rimasta nel sepolcro per tre giorni, prima di essere assunta in cielo in anima e corpo. In una Esortazione per la solennità dell’Assunzione, che si celebrava il 15 agosto (ancor prima della promulgazione del Dogma il 1° novembre 1950), si spinge a dire che l’arrivo di Maria in cielo fu più “solenne” di quello di Gesù il giorno dell’Ascensione in quanto Gesù trovò, insieme al Padre, solo gli angeli ad accoglierlo mentre Maria, oltre al Padre, agli angeli e al suo sposo terreno, trovò lo stesso suo figlio. Certo che quest’uomo, in quanto ad immaginazione, ne aveva da vendere… Torniamo al testo dove dice che alla morte del Salvatore erano presenti “molti amanti sacri” e quelli che erano maggiormente “innamorati” “provarono anche un dolore maggiore, perché allora il loro amore era tutto immerso nel dolore e il dolore nell’amore, e tutti quelli che erano innamorati appassionatamente del Salvatore lo furono anche della sua passione e del suo dolore”. Anche se l’Autore non fa nomi ci sentiamo autorizzati a pensare a Maria Maddalena, alle altre pie donne che seguivano sempre Gesù e all’apostolo Giovanni. “Ma la dolce Madre, che amava più di tutti – conclude– fu più di ogni altro trafitta dalla spada del dolore: il dolore del Figlio divenne una spada tagliente che trapassò il cuore della madre”, proprio come aveva predetto il santo vecchio Simeone nel Tempio di Gerusalemme (Cfr. Lc 2,35). Maria, così intimamente unita al figlio “morì tra le fiamme della carità, perfetto olocausto per tutti i peccati del mondo”. Vergine Madre, prega per noi peccatori.
Preghiamo
Maria, madre del vero amore, intercedi per noi che “sotto la tua protezione cerchiamo rifugio” e non lasciare inascoltate le suppliche di noi che siamo nella prova”. Amen
Ed oggi, in ogni nostra occupazione, chiediamo la protezione della santa Vergine. Buona giornata,
PG&PGR