Carissimi,
continuando nella sua esposizione Francesco si chiede: ma per coloro che muoiono nel sonno, e noi potremmo aggiungere coloro che sono in stato di coma, visto che in quel momento non possono pensare a Dio, come si può dire che sono morti nell’amore del Signore? Ed ecco la risposta: una persona timorata di Dio, che durante la sua esistenza terrena si è impegnata a vivere secondo le virtù cristiane, anche se muore nel sonno, rimane sempre nello spirito dei giusti; dormendo, o in coma, non esercita l’amore divino, ma certamente non lo abbandona. Il Libro della Sapienza (Cfr. 4,7) dice: “Il giusto se è colto dalla morte prematura di troverà nel refrigerio”. Tuttavia, continua, molti santi sono morti non soltanto nella carità e nell’amore celeste, ma nell’azione e nella pratica di esso. Qui il Salesio ci presenta una lunga “carrellata” di anime elette: “Sant’Agostino morì esercitandosi nella santa contrizione; san Gerolamo rese l’anima esortando i suoi cari figli all’amore di Dio, del prossimo e della virtù; sant’Ambrogio morì in estasi conversando con il Salvatore, dopo aver ricevuto il divinissimo sacramento dell’altare; sant’Antonio da Padova dopo aver cantato un inno alla santissima Vergine e dolcemente conversando col Salvatore; san Tommaso d’Aquino con le mani giunte e con gli occhi rivolti al cielo, pronunziando a voce alta e con gran fervore le parole del Cantico, le ultime che aveva commentato”. E aggiunge che tutti gli apostoli e i martiri sono morti invocando Dio. Alcuni racconti relativi ad altri santi personaggi sono frutto di fantasia, ma esprimono la pietà che essi avevano trasmesso ai loro discepoli, come quello che riguarda la morte di san Beda. Francesco inserisce in questo elenco anche personaggi illustri, dotti e pii che, pur non essendo annoverati tra i santi, hanno comunque condotto una vita santa e ci porta l’esempio di Giovanni Gerson, insigne studioso e teologo, che morì tre giorni dopo aver illustrato le proprietà dell’amore divino menzionate nel Cantico dei Cantici. Tornando poi ai santi “canonici” fa riferimento a san Martino di Tour che “morì così assorto nell’esercizio della devozione, che non è possibile aggiungere altro”. Francesco non poteva trascurare di citare san Luigi IX, re di Francia, che definisce “grande re tra i santi e grande santo tra i re” che, colpito dalla peste, non smise mai di pregare e spirò dopo aver ricevuto il Viatico. E ancora san Pietro Celestino che, immerso in crudeli indicibili sofferenze, rese lo spirito cantando l’ultimo salmo. Citando poi altri santi meno conosciuti, conclude con san Francesco Saverio, l’apostolo dei giapponesi, che morì “stringendo e baciando l’immagine del crocifisso”. Ma quanti altri se ne potrebbero aggiungere? Chissà quante persone, che sono già entrate nella luce della risurrezione, abbiamo conosciuto: persone buone, semplici, che hanno vissuto al meglio delle loro possibilità il rapporto d’amore con il Signore.
Preghiamo
L’eterno riposo dona loro o Signore e splenda ad essi la luce perpetua; riposino in pace. Amen
Ed oggi un pensiero e una preghiera in più per tutti coloro che ci hanno preceduto, che sono nella pace e nella luce e pregano per noi nella comunione dei santi. Buona giornata,
PG&PGR