30 Maggio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

avete mai sentito il termine “inesione”? E’ un termine arcaico, usato dai teologi di un tempo, sinonimo di “adesione”, ma che nel linguaggio della Chiesa indica l’essere uniti a Gesù Cristo. Francesco dice che “quando l’unione dell’anima con Dio è molto stretta e compatta, i teologi la chiamano inesione perché per mezzo suo l’anima è presa, attaccata, incollata alla divina Maestà, tanto che difficilmente può liberarsene e ritrarsi”.

Quando qualcuno è “preso” da qualche cosa che affascina, sia una cosa buona come la musica o l’arte, o meno buona, come il vizio del gioco, dice il Salesio “qualunque cosa accada a casa sua, non riesce a strapparlo da lì; dimentica persino di mangiare e bere”. Vi sembra esagerato? Provate a strappare un gioco dalle mani di un bambino o, scusate, una sigaretta, magari l’ultima del pacchetto, ad un fumatore accanito (e non pensate subito a PG!). Esclama l’Autore: “O Dio, Teotimo, quanto più stretta e avvinta deve essere l’anima innamorata del proprio Dio, quando è unita alla Divinità della infinita dolcezza ed è presa e conquistata da quell’oggetto di perfezioni incomparabili!” Pensiamo ai tanti martiri che, pur di non staccarsi, anche per un solo momento o apparentemente, dall’amore di Dio hanno immolato la propria vita. San Paolo, nella Lettera ai Romani dice: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la fame, la nudità, il pericolo, la spada…nulla potrà mai separarci dall’amore di Dio» (Cfr. Rom 8,35.39b). Di questa inesione, il de Sales ci offre anche degli esempi più “umani”: Questo sentimento dell’amore fu vissuto anche da Davide e Gionata (figlio del re Saul); infatti si dice che l’anima di Gionata era incollata a quella di Davide” (Cfr. 1Sam 18,1). Gli antichi Padri, aggiunge poi, dicevano che “l’amicizia che può finire non è mai stata vera amicizia” e molti la scambiano per una sua frase “originale”. Non è così. Questa frase si trova solo nel manoscritto della Filotea e il Nostro, annota P. Ruggero, trae la sua affermazione da San Girolamo: «L’amicizia che ha termine non è mai vera». E se questo è vero per i rapporti tra gli esseri mortali, tanto più è vera nei nostri rapporti con l’Altissimo. Pur non essendo mai stato padre, dal punto di vista biologico, tanto meno madre, Francesco ritorna alla similitudine del bambino “attaccato al seno e al collo della mamma”. Descrive così bene la scena che la stessa mamma non potrebbe fare di meglio: è l’ora di fare la “nanna”, ma il piccolo non ne vuol sapere e si agita, strilla, si attacca ora con una mano ora con l’altra; finalmente, stremato, si addormenta. Così è l’anima legata alla divina bontà attraverso tutte le sue potenzialità: l’immaginazione, l’intelletto, la volontà, fino a dire con San Paolo: «Desidero essere sciolto dal corpo per essere con Cristo» (Cfr. Fil 1,23). A domani, festa della Visitazione della Beata Vergine Maria, per terminare il capitolo.

Preghiamo

Signore vogliamo essere sempre tuoi amici: uniscici sempre di più intimamente a te e non permettere che nulla ci separi. Amen

Non siamo San Paolo e saremo sciolti dal nostro corpo mortale quando Dio vorrà. Per oggi continuiamo ad amarlo e servirlo anche attraverso il corpo che ci ha dato. Buona giornata,

PG&PGR