3 Maggio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

affidiamo ai santi Apostoli Filippo e Giacomo (il minore) che ricordiamo oggi, questo nuovo capitolo, il nono, al quale Francesco di Sales dà questo titolo: “In che modo si pratica questo sacro riposo”. Il precedente, certamente lo ricorderete, terminava con la raccomandazione di saper mettere a buon profitto il “riposo dell’anima” sul “petto del Salvatore”. Oggi il Nostro vuole spiegarci come possiamo permettere che questo si realizzi ed inizia con un esempio comune a tutti noi: “Non hai mai osservato, Teotimo, con quanta foga i bambini si attaccano talvolta al seno della madre quando hanno fame? Li vedi mugugnare, spingere e mordere il capezzolo e succhiare il latte con tanta avidità da procurare dolore alla mamma. Ma appena la freschezza del latte ha calmato l’appetito impaziente dei loro piccoli stomaci, e i piacevoli vapori che esso manda al cervello conciliano loro il sonno, Teotimo, tu li vedrai chiudere beatamente il loro occhietti e cedere pian piano al sonno, senza abbandonare il seno, sul quale non fanno più nessuna azione tranne quella di un lento e quasi insensibile movimento delle labbra, col quale continuano a succhiare il latte che ingoiano impercettibilmente. E lo fanno senza pensarci, ma non certo senza piacere, perché, se si toglie loro il seno prima che li abbia sommersi un sonno profondo, si risvegliano e piangono amaramente, manifestando col dolore della privazione la dolcezza che provavano nel possesso”. Scusate la lunghezza di questa citazione, ma è talmente “tenera” e reale che non abbiamo voluto penalizzarla con la nostra intrusione. Noi tutti. essendo stati bambini, abbiamo fatto questa inconsapevole esperienza…e coloro che sono mamme lo sanno bene. La stessa cosa, continua l’Autore, avviene per l’anima “che si trova in riposo e quiete al cospetto di Dio”. Essa gode di quella dolce presenza, non parla, non agisce, la volontà è quasi assente. Torniamo all’esempio della “poppata”, provate a togliergliela e, anche se il “pupo” dorme, esprimerà in qualche modo, la sua “protesta”. Francesco, molto onestamente, dice di aver attinto questo esempio dal “Cammino di perfezione” di Santa Teresa d’Avila e continua dicendo che l’anima, quando ha trovato il suo Diletto, lo tiene stretto e non vuole lasciarlo (Cfr. Ct 3,4). Spesso, crediamo accada un po’ a tutti, ci lambicchiamo il cervello con tante domande, tante “investigazioni”, tanti perché e percome…Il Nostro ci dice semplicemente che le facoltà intellettive, a questo punto, sono “inutili e superflue” proponendoci due esempi: il primo si riferisce alla Santa Vergine che, quando era incinta, “non vedeva il proprio divin Figlio, ma sentendolo nelle sue viscere, vero Dio, quale contentezza provava!”. Il secondo ci riporta alla visita di Maria a Santa Elisabetta che ebbe il privilegio di sentire, anche lei senza vederlo, il suo bambino sussultarle nel grembo per la presenza del Salvatore in quello della cugina. L’anima percepisce la presenza del suo Amante e “rimane nella quiete per la dolcezza del piacere che prova”. Il Salesio termina questo capitolo con una considerazione: ve ne riportiamo qualche stralcio: “O Dio eterno, con la tua presenza…le potenze della nostra anima entrano in un piacevole riposo… (ed essa) rimane dolcemente impegnata a percepire…il bene incomparabile di avere presente il proprio Dio”. Forse qualcuno potrebbe pensare che tutto questo sia riservato ai Santi. Ma Dio chiama tutti alla santità, senza avere preferenze e fare distinzioni…

Preghiamo con le parole della liturgia odierna

O Dio, nostro Padre, che rallegri la Chiesa con la festa degli apostoli Filippo e Giacomo, per le loro preghiere concedi al tuo popolo di comunicare al mistero della morte e risurrezione del tuo unico Figlio, per contemplare in eterno la gloria del tuo volto. Amen

Oggi potremmo chiederci: in che modo Dio mi invita ad essere santo/a? Buona giornata,

PG&PGR