26 Maggio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

l’unione che, attraverso la preghiera (l’orazione), si attua con Dio, non ha un clichè predefinito valido per tutti ma, come dice Francesco nel titolo del secondo capitolo che oggi iniziamo, ci sono “vari gradi della santa unione che si attua nell’orazione” che cercheremo di vedere insieme partendo dal presupposto che la via della santità è sempre e comunque aperta a tutti, indistintamente. Dice, dunque, il Nostro: “A volte l’unione si attua senza la nostra cooperazione, se escludiamo una semplice adesione passiva, lasciandoci unire senza resistenza alla divina bontà; come un bambino che, bramoso del petto materno, ma talmente debole per potervi giungere, è tutto felice quando la mamma lo prende e lo stringe dolcemente a sé”. Aho, ma sto rigazzino cià sempre fame! Avesse l’uomo di oggi così tanta fame di Dio! Continua: “Altre volte cooperiamo come quando, essendo attirati, corriamo volentieri per assecondare la dolce forza della bontà che ci attira e stringe a sé col suo amore”. Qui viene chiamato in causa il Cantico dei Cantici (1,4): Attirami dietro a te, corriamo. Questa espressione ci richiama alla mente quelle “maratone” o “corse” che, in tante occasioni, coinvolgono migliaia di persone e dove non si dà tanta importanza a chi è più veloce, ma alla volontà di partecipare. Altre volte, continua il de Sales, “abbiamo l’impressione di essere noi a cominciare l’azione per unirci e stringerci a Dio prima che egli si muova verso di noi, perché avvertiamo l’azione da parte nostra senza sentire quella operata da Dio”. E’ questa, senza dubbio, una impressione sviante che, a volte, può rasentare la superbia in quanto è “fuor di dubbio che egli ci precede sempre…perché se non fosse lui a unirsi a noi, non potremmo mai attuare l’unione con lui; ci sceglie e ci prende sempre prima che noi scegliamo o prendiamo lui”. Ripensiamo al primo incontro dell’apostolo Bartolomeo (Natanaèle) con Gesù riportato nel Vangelo di Giovanni (Cfr.1,43-49). Dio, in questo caso, agisce impercettibilmente, viene incontro alla nostra debolezza, “stringendosi a noi sensibilmente”: la titubanza e la “superbietta” di Natanaèle si arrendono (v.49). L’agire di Dio nel cuore umano è avvolto nel mistero dell’azione dello Spirito Santo. Prosegue l’Autore: “Qualche volta poi, dopo averci attirati insensibilmente all’unione, continua nella sua azione di aiuto e di sostegno, e non riusciamo a capire come avvenga un’unione così profonda, ma sappiamo bene che a tale scopo le nostre sole forze non sono sufficienti: per cui concludiamo giustamente che qualche segreta potenza opera insensibilmente in noi.” Ecco un immancabile esempio riferito ai quei navigatori che trasportano, nelle loro navi, un carico di ferro; a volte accade che, sebbene il vento sia debole, vedono la loro imbarcazione avanzare velocemente e capiscono di essere vicini a “montagne calamita” cioè ricche di magnetite che attirano il carico ferroso. Commenta il nostro caro Amico: “Allo stesso modo, quando vediamo il nostro spirito unirsi sempre più a Dio mediante piccoli sforzi della nostra volontà, pensiamo subito che il nostro vento è troppo scarso per far correre tanto la nave, e certamente l’amante delle nostre anime ci attira con l’influsso segreto della sua grazia che egli vuole impercettibile, affinché ci riesca più ammirabile e perché, senza trastullarci a sentirne le attrattive, pensiamo con maggior purezza e semplicità ad unirci alla sua bontà”. I francesi, lo abbiamo sottolineato altre volte, sono maestri nei giochi di parole e Francesco non fa eccezione giocando sul termine “amante (in francese amant) e calamita (in francese aimant). In italiano, annota P Ruggero, questo “scherzo” linguistico non è possibile ma, aggiungiamo noi, tanto per i savoiardi che, anche se ci tengono alla loro origine, restano comunque francesi, quanto per noi, questo “gioco di parole” è una realtà. Francesco di Sales, lo sappiamo bene, ha uno spirito profondo, ma anche allegro, proprio come il santo di cui oggi facciamo memoria e che egli ammira tanto: San Filippo Neri o, se preferite, Pippo bono che fu veramente “calamitato” dall’amore di Dio divenendo, a sua volta “calamita”.

Preghiamo insieme alla liturgia odierna

O Dio, che glorifichi i tuoi santi e li doni alla Chiesa come modelli di vita evangelica, infondi in noi il tuo Spirito, che infiammò mirabilmente il cuore di san Filippo Neri.  Amen

Riusciremo, oggi, ad essere anche noi delle “calamite”?

Buona giornata,

PG&PGR