25 Maggio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

eccoci alla terza ed ultima sezione del primo capitolo di questo settimo Libro. Continuando a parlare dell’unione dell’anima con Dio, Francesco di Sales, ben sapendo che anche noi siamo un popolo dalla “dura cervice” (Cfr. Dt 9,13), continua con alcune sue similitudini e dice che quando un albero viene trapiantato e le sue radici attecchiscono nel nuovo terreno, queste “penetrano molto profondamente nel seno della terra che è il loro elemento ed il loro alimento, senza che nessuno se ne accorga mentre avviene, ma soltanto quando è avvenuto”. Allo stesso modo, “il cuore umano trapiantato dal mondo in Dio mediante l’amore celeste, se si esercita molto nell’orazione avanzerà continuamente e penetrerà nella Divinità unendosi sempre più alla sua bontà, ma con accrescimenti impercettibili il cui progresso non si nota facilmente mentre si compie, ma quando è avvenuto”. In effetti ciò che avviene nel nostro animo quando ci si “immerge” in Dio, non è visibile esteriormente se non quando tale “immersione” comincia a produrre dei frutti. Possiamo pensare ad un antidolorifico: agisce nel nostro organismo in modo quasi impercettibile e, se è idoneo ad attenuare un determinato dolore acuto, contemporaneamente ne curerà anche altri di minore intensità. La grazia di Dio entra nel nostro animo permeandolo “in tutte le sue parti, si espande e dilata la nostra volontà, per così dire, si incorpora nel nostro spirito, congiungendosi e stringendosi da ogni parte sempre più a noi e unendosi a lui”. La “medicina celeste”, come quella dell’umana scienza medica, ha bisogno, però, di costanza e “regolarità” e per questo il Nostro aggiunge che “il sentimento della bontà celeste…se rimane un po’ a lungo in un cuore innamorato, si dilata, si estende e penetra intimamente nello spirito e lo impregna sempre più del proprio sapore, il che non è altro che far aumentare l’unione”. Il sentimento della bontà celeste…è sempre lui il protagonista e, come abbiamo detto più volte, è sempre Dio a fare il primo passo; a noi chiede di seguirlo attraverso la preghiera e con tutte quelle opere che scaturiscono da una maggiore adesione alla sua bontà e volontà. Quando due cuori s’incontrano, si conoscono, si innamorano, fanno di tutto perché l’amore cresca e si fortifichi superando le difficoltà; in questo modo la loro felicità diventa visibile a tutti. Francesco esclama: “Quanto è felice un’anima che nella serenità del proprio cuore conserva amorosamente il santo sentimento della presenza di Dio”; infatti –prosegue– la sua unione con la divina bontà crescerà perpetuamente, benché insensibilmente, e impregnerà tutto il suo spirito della infinita dolcezza”. Il sentimento di cui egli parla non è tanto quello sensibile “ma quello che risiede nella cima e somma punta dello spirito, dove regna l’amore divino”. Con questo “volo” del quale anche noi siamo invitati ad essere “passeggeri” termina il primo capitolo.

Preghiamo

Signore non abbandonarci alla tentazione di considerare il tuo amore troppo esigente per la nostra fragile fede e continua a soffiare su tutti noi con la forza del tuo Spirito. Amen

Ed oggi lasciamoci “soffiare dentro” dallo Spirito di Dio. Buona giornata,

PG&PGR