Carissimi,
con l’incontro odierno concludiamo il quindicesimo capitolo e, con esso, il Sesto Libro del TAD. Il pensiero di Francesco è ancora rivolto al “Poverello di Assisi” sui monti della Verna e fa questa considerazione: “O Dio, Teotimo, se l’immagine di Abramo, che alza il colpo mortale sul caro figlio per immolarlo, immagine dipinta da un pittore mortale, ebbe il potere di intenerire e far piangere il grande san Gregorio, vescovo di Nissa, tutte le volte che la guardava, quanto più forte fu la tenerezza del grande san Francesco, quando vide l’immagine di Nostro Signore che sacrificava se stesso sulla croce”!
Passateci questo pensiero: quante persone, dopo aver visto il film “Titanic” sono uscite dalle sale cinematografiche con gli occhi lucidi? E quanti sono tornati a vederlo più volte con lo stesso effetto? Non tanto per la realtà di quell’evento disastroso del 1912, ma per la storia d’amore che il film, in qualche modo, racconta. Immaginiamo allora san Francesco di fronte all’immagine che “non una mano mortale, ma la mano maestra di un Serafino celeste aveva ricavato e riprodotto sull’originale, rappresentando così vivamente al naturale il divino Re degli Angeli straziato, ferito, trafitto, distrutto, crocifisso”. Da quanto si legge nella “Vita di San Francesco” scritta da San Bonaventura da Bagnoregio, quella visione fu talmente reale che impresse in Francesco “le ferite e le piaghe che gli occhi contemplavano in quel momento…e con lo stesso dardo di dolore che aveva ferito il cuore, ferì il corpo”. A questo punto non possiamo non porci questa domanda: quante immagini di sofferenza passano ogni giorno davanti ai nostri occhi? Cosa lasciano nel nostro cuore e nella nostra mente? Ci fanno semplicemente esclamare: povera gente! o smuovono in noi la con-passione? Il Salesio, per essere più chiaro, continua con un esempio dei suoi: “La mirra produce il suo succo o primo liquido per trasudamento, ma perché lo dia tutto occorre aiutarla con una incisione: allo stesso modo, l’amore divino di san Francesco si manifestò durante tutta la sua vita quasi come sudore…ma per manifestarne l’incomparabile abbondanza, il celeste Serafino venne ad inciderlo e ferirlo, e affinché fosse evidente che quelle piaghe provenivano dall’amore del cielo, furono fatte non con il ferro, ma con raggi di luce”. Ma l’amore e il dolore, prosegue il Nostro, hanno agito similmente anche in altri cuori; ne cita alcuni: san Filippo Neri, il cui cuore era fisicamente dilatato dall’amore di Dio (cosa confermata dall’autopsia, ndr.); il quindicenne gesuita san Stanislao Kostka e san Francesco Saverio. Ed esclama: “Quanti dolori amorosi e quanti amori dolorosi!”
Questo Sesto Libro avrà provocato in noi tante domande e, forse, avremo avuto anche qualche risposta. L’importante è aver capito la cosa essenziale: l’amore di Dio vuole agire nel mondo anche servendosi di noi.
Preghiamo con queste semplici parole
Padre buono, certamente noi non abbiamo la “stoffa” dei grandi santi, ma siamo egualmente Tuoi figli; aiutaci ad amarTi di più. Amen
Ed oggi? Oggi e sempre chiediamo al Signore di allargare il nostro cuore. Ci risentiamo lunedì per “dare l’assalto” al Settimo Libro del TAD per cui, buon fine settimana e buona Solennità dell’Ascensione del Signore,
PG&PGR