Carissimi,
seguiamo ancora il nostro Francesco che aggiunge: “Lo stesso amore, qualche volta, ci ferisce soltanto considerando la moltitudine di coloro che disprezzano l’amore di Dio” e a questo proposito cita le parole del Salmo 119 nel quale il salmista lamenta che molti “nemici” non osservano la legge di Dio (Cfr. v.139). Chiediamoci quale è la nostra reazione quando sentiamo qualcuno che bestemmia facendo della stessa una sorta di “intercalare”. Quante volte, con tanta leggerezza, il nome di Dio, della Madonna o dei Santi viene oltraggiato…anche dagli stessi credenti! Nella “Cronaca dei Frati Minori” si legge che San Francesco d’Assisi un giorno scoppiò in un gran pianto. Rispondendo poi a qualcuno che gli chiedeva il perché di tante lacrime, rispose: «Piango perché Nostro Signore ha tanto sofferto per amor nostro e nessuno ci pensa». Non succede forse anche a noi di pensare poco al sacrificio di Cristo che, per amore nostro, muore sulla croce? Le parole «Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua Risurrezione nell’attesa della tua venuta» che diciamo ogni volta che partecipiamo alla celebrazione Eucaristica, dette forse distrattamente o pensando ad altro, dovrebbero “ferirci” il cuore pensando che quello è il mistero che anima e nutre la nostra fede. Se ci lasciamo “ferire”, cioè coinvolgere profondamente, dall’amore di Dio, aggiunge il Nostro citando ancora Sant’Agostino, quel dolore diventa piacevole: «Non c’è dolore nell’Amore, e, se c’è, è un dolore amato». In effetti, se ci pensiamo bene, spesso la sofferenza scaturisce dall’amore. Francesco, grande ammiratore di Santa Teresa d’Avila, riporta una sua esperienza mistica: “Un giorno, un Serafino, tenendo in mano una freccia tutta d’oro, dalla punta della quale usciva una piccola fiamma, la lanciò nel cuore della Beata Madre Teresa, poi, volendola estrarre, quella vergine aveva l’impressione che le strappassero le viscere, essendo il dolore così acuto che non aveva più forza se non per emettere piccoli flebili lamenti; ma era un dolore così amabile, che non avrebbe mai voluto esserne liberata”. In nota, P. Balboni, scrive: «E’ inevitabile ricordare la scultura del Bernini, collocata nella cappella Cornaro a Santa Maria della Vittoria a Roma (in Via XX Settembre, ndr), che ha reso noto questo episodio anche ai profani». Scusateci ma era doverosa questa citazione che, chissà, potrebbe stimolare la curiosità di qualche turista o…qualche romano. Una esperienza simile, aggiunge il testo, fu quella di Santa Caterina da Genova: “Tale fu la freccia d’amore che Dio le scoccò al cuore all’inizio della sua conversione”. Il Salesio, in questo modo, conclude il capitolo offrendoci la possibilità di una maggiore riflessione sul rapporto tra amore e dolore: l’amore che amiamo e il dolore che temiamo, nel disegno di Dio, si fondono in un’unica cosa.
La liturgia odierna ci invita a questa preghiera
Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come oggi si allieta per il dono della dignità filiale, così pregusti nella speranza il giorno glorioso della risurrezione. Amen
Beh, oggi una maggior riflessione è d’obbligo. Buona giornata,
PG&PGR