10 Maggio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

nell’attesta di “liquefarci” completamente nell’amore di Dio, affrontiamo la seconda sezione del dodicesimo capito. E’ strano ma, molte volte, senza saperlo, gli innamorati “persi” nell’amore per l’altro/a, usano frasi che si rifanno alla Bibbia. Non ci credete? Sentite un po’ ciò che, usando la traduzione del Cantico dei Cantici della sua epoca, Francesco di Sales scrive: “La mia anima – dice la sacra amante – si è sciolta appena ha udito la voce del mio Diletto”. “Io mi sciolgo davanti a lui/lei…” Non vi è mai capitato di dire o sentire una espressione del genere? E i neo-genitori non si “sciolgono” forse ai primi sorrisi del frutto del loro amore? E quando i frugoletti cominciano a balbettare mamma o papà? E i nonni? Non ne parliamo! Continua il Nostro: “…e che cosa vuol dire ‘si è sciolta’, se non che essa non si è più contenuta in se stessa, ma è defluita verso il suo amante Divino?”. Prosegue, per meglio spiegarsi, con un episodio biblico (Num 20,8): “Dio ordinò a Mosè di rivolgersi alla roccia ed essa avrebbe dato acqua; nessuna meraviglia dunque che faccia sciogliere l’anima della sua amante quando le parla con dolcezza”. Rifacendosi, poi, alla frase di Gesù: «Non si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri vanno perduti, ma vino nuovo in otri nuove», asserisce che l’amore dello Sposo è come il vino nuovo che, fermentando non può essere contenuto nella botte…”e come lo Sposo aveva versato il suo amore e la sua anima nel cuore della Sposa, allo stesso modo lei versa la sua anima nel cuore dello Sposo”. E’ un’anima rinnovata, pronta a ricevere il “vino nuovo”. Dio, amandoci come soltanto Lui sa fare, si “scioglie” d’amore per ognuno di noi; come possiamo noi non “scioglierci” d’amore nei suoi confronti? Certo, abbiamo i nostri limiti, le nostre debolezze, i tanti nostri “ma” e i tanti “se” che appesantiscono la nostra anima, ma dovremmo imitare le…nuvole – suggerisce il Nostro – che, appesantite dal vento caldo, condensandosi si tramutano in pioggia; cadendo, la loro acqua si mescola con la terra (il fango) diventando una cosa sola: “Così l’anima che, benché amante, rimane ancora in se stessa, con questo sacro scioglimento e santo defluire esce da se stessa, non soltanto per unirsi al Diletto, ma per fondersi completamente con lui e impregnarsi di lui”. San Paolo stesso, infatti, scrivendo ai Galati dice: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (2,20). Avviandosi verso la conclusione del capitolo l’Autore ci offre anche una riflessione sull’immortalità dell’anima che, così immersa in Dio, non può morire. Infatti si chiede: “Come potrebbe morire immergendosi nella Vita?” e facendo un parallelo con le stelle dice: “L’anima vive senza vivere in se stessa, perché, come le stelle, senza perdere la loro luce, non splendono in presenza del sole, anzi è il sole che splende in esse e rimangono nascoste nella sua luce, così l’anima, senza perdere la propria vita, una volta unita a Dio, non vive più in sé, ma è Dio che vive il lei”. E cosa c’è di più bello per un credente?

Anche se facoltativa, oggi ricorre la memoria di San Giovanni d’Avila (1499-1569), sacerdote, dottore della Chiesa e grande mistico.

Preghiamo

Signore che hai suscitato nella Tua Chiesa San Giovanni d’Avila, concedi a noi, per sua intercessione, di vivere sempre alla Tua presenza immersi nel Tuo amore. Amore.

Ed oggi…beh, continuiamo “l’immersione”. Buona giornata,

PG&PGR