Carissimi,
dopo aver celebrato la Terza domenica di Pasqua, che quest’anno coincideva con la festa di San Giorgio (anche se in ritardo, auguri a tutti quelli che portano questo nome e sono sotto la sua protezione), riprendiamo e terminiamo il quinto capitolo. Sempre nell’ambito della seconda differenza tra la meditazione e la contemplazione, il de Sales aggiunge: “Come sono felici coloro che, dopo essersi soffermati sui molti motivi che hanno di amare Dio, riducendo tutti i loro sguardi ad uno solo e tutti i loro pensieri ad una sola conclusione, fermano il loro spirito nell’unità della contemplazione”.
Fra Bernardo da Quintavalle, uno dei primissimi seguaci di Francesco di Assisi, nella “Cronaca dei Frati Minori”, testimonia che il “Poverello” passò tutta una notte inginocchiato in orazione ripetendo queste parole: “O Dio, tu sei il mio Dio e il mio tutto”. Spesso la gente si chiede cosa dire al Signore durante la preghiera visto che Lui sa tutto e legge nei nostri cuori e come trovare il tempo per farlo. Risposta: durante la giornata, anche se presi dalle tante faccende umane, ritagliamoci qualche secondo (non dovrebbe essere impossibile!) e ripetiamo quella espressione di San Francesco… Proseguendo, il nostro Francesco si “avventura” nel dire che lo stesso Creatore, nell’opera della creazione “in un primo momento andò meditando sulla bontà delle proprie opere, una per una, separatamente, via via che le vedeva realizzate”. Vedendo poi che, come dice la Scrittura tutto era buono, “la sua divina meditazione, per modo di dire, si mutò in contemplazione…Le diverse parti, considerate separatamente per modo di meditazione, erano ‘buone’, ma guardate tutte insieme con un solo sguardo, per modo di contemplazione, furono trovate ‘molto buone’ (Cfr. Gen 1,31)”. Non è da passare sotto silenzio che, tra le “cose” molto buone è compreso l’uomo…che, nonostante le sue scelte, le sue disobbedienze, le sue alzate di testa e le sue…distrazioni, agli occhi di Dio rimane una “cosa” molto buona, anzi il “capolavoro” della Creazione. Però noi cristiani, facendo un po’ di esame di coscienza, potremmo chiederci: cosa faccio io per far parte di questo “capolavoro”? Il Nostro ci ammonisce dicendo che quando l’uomo, esercitando il proprio libero arbitrio, si separa, seppur momentaneamente, da Dio, assomiglia ad un fiume che allontanandosi dalla propria sorgente “si divide e si disperde in rigagnoli”. Quanta “dispersione “ di grazia riscontriamo in noi stessi! Le perfezioni si separano e si sfaldano via via che si allontanano da Dio che è la loro sorgente; ma quando esse se ne avvicinano, si uniscono fino ad essere immerse in quella somma ed unica perfezione”. Il nostro Autore conclude questo capitolo con un riferimento evangelico: a Marta, sorella di Lazzaro e di Maria, che si lamenta con Gesù per essere stata lasciata sola a servire mentre sua sorella è assorta nell’ascolto della parole del Maestro, Egli dice: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,41). E’ un invito che il Signore fa ad ognuno di noi: senza tralasciare di darci da fare, mettiamo insieme il servizio (Marta) e la contemplazione (Maria). E dunque, preghiamo:
Signore, tra le vicende del mondo non è facile contemplare il Tuo volto; aiutaci a riscoprirlo in quello dei nostri familiari, delle nostre comunità, di ogni fratello e sorella. Amen
L’amore di Dio ci aiuti, oggi, a riscoprirLo anche nelle cose piccole e semplici: Buona giornata,
PG&PGR