Carissimi,
nel sesto capitolo del quinto libro del TAD Francesco di Sales ci parla “dell’amore di benevolenza che esercitiamo verso Nostro Signore in forma di desiderio” e, leggendo quanto seguirà, teniamo ben presente che l’amore ha sempre la sua origine in Dio e dunque, parlando dell’iniziativa di Dio e della sua benevolenza verso di noi, dice: “Dio, nell’amore che esercita verso di noi, comincia sempre dalla benevolenza, volendo e operando in noi tutto il bene che c’è, nel quale poi si compiace”. Dio, prima della creazione, non aveva certo bisogno dell’uomo, ma lo volle creare per la Sua benevolenza e così “creò l’universo per l’uomo e l’uomo per l’universo dando ad ogni cosa il grado di bontà che le era conveniente”. Poi, seguendo il racconto della Genesi (1,31-2,1), trovò che tutto ciò che aveva creato era buono e, finalmente, “si riposò”. Il nostro amore verso Dio, dice però l’Autore, segue un percorso inverso in quanto “comincia con la compiacenza che abbiamo della somma bontà e infinita perfezione che sappiamo esistere nella Divinità, poi passiamo all’esercizio della benevolenza”. Per esemplificare: il nostro amore, nel rapporto con qualcuno, inizia dalla conoscenza e poi si trasforma in amicizia. “Conoscendo” Dio attraverso le sue opere e la sua bontà, noi impariamo ad amarlo e, come Egli si compiace delle sue creature continuando ad amarle (nonostante il peccato!), “così la benevolenza che noi portiamo a Dio non è altro che una approvazione e perseveranza della compiacenza che abbiamo in Lui”. Ma giunti a questo punto ci chiediamo perché l’Autore, nel titolo, parla di “desiderio”? Non possiamo, evidentemente, desiderare alcun bene per Dio (come possiamo fare per le creature), in quanto la sua bontà è “infinitamente più perfetta di quanto potremmo desiderare o pensare”. Nonostante questo possiamo, però, formulare desideri immaginari. Leggiamo quanto il de Sales, in modo immaginario, fa dire ad ognuno di noi: “Ti ho detto, o Signore: tu sei il mio Dio che, ripieno della tua infinita bontà, non puoi avere bisogno né dei miei beni, né di cosa alcuna; ma se, per ipotesi impossibile, io potessi pensare che tu abbia bisogno di qualche bene, non tralascerei di desiderartelo, a costo anche della mia vita, del mio essere e di tutto quello che vi è al mondo. Se restando quello che sei e che non potrai mai cessare di essere, ti fosse possibile ricevere qualche aumento di bene, o mio Dio, con quale desiderio vorrei che l’avessi! Allora, o Signore eterno, vorrei vedere il mio cuore convertito in desiderio e la mia vita in sospiri per desiderarti quel bene”. Queste parole potremmo porle sulle labbra della Vergine Maria e pensiamo che Francesco sarebbe ben d’accordo. Infatti egli, riflettendo il pensiero degli antichi Padri, dice che i sospiri e i desideri di Maria, in un certo modo, hanno “anticipato” l’Incarnazione. Un tale desiderio mette in risalto non solo l’amore di questa madre amante ed amabile per suo Figlio, ma anche la carità che ella dimostra nei confronti dell’intera umanità. E’ doveroso ricordare che oggi ricorre la Solennità dell’Annunciazione che invita ognuno di noi a dire, insieme a Maria: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).
Preghiamo con le parole della liturgia odierna
O Padre, tu hai voluto che il tuo Verbo si facesse uomo nel grembo della Vergine Maria: concedi a noi, che adoriamo il mistero del nostro Redentore, vero Dio e vero uomo, di essere partecipi della sua vita immortale. Amen
Ed oggi, come la giovane di Nazaret, apriamo il nostro cuore al desiderio. Buona giornata e buona domenica,
PG&PGR