Carissimi,
ieri ci siamo lasciati con le parole di San Paolo che sollecita i cristiani di Romani a partecipare alle sofferenze di Cristo per condividere la sua gloria ed oggi Francesco di Sales ci presenta l’esperienza del suo santo patrono, il “poverello di Assisi” e di Santa Caterina da Siena dicendo: “E’ stato questo amore, Teotimo, ad attirare sull’amoroso serafico San Francesco le stigmate, e sull’amorosa Santa Caterina da Siena le ardenti piaghe del Salvatore”. Forse non tutti lo sanno, ma anche la santa di Siena, secondo quanto dice il suo biografo, il beato Raimondo da Capua, tra il 1373 e il 1375, ha avuto la grazia di sperimentare il dolore delle stigmate di Cristo, simili a quelle di Francesco che, però, erano visibili solo a lei pur provocando lo stesso dolore. Ma torniamo al testo con una immancabile similitudine dove si dice: “Come il miele rende più penetrante e percettibile l’amaro dell’assenzio, mentre per contro il soave profumo della rosa è reso più sottile dalla vicinanza dell’aglio piantato nei pressi dei roseti (stavolta Plinio non viene citato e ci chiediamo dove l’Autore abbia attinto una tale stranezza della natura n.d.r.), così similmente l’amorosa compiacenza che proviamo nell’amore di Nostro Signore rende infinitamente più forte la compassione che abbiamo per i suoi dolori, come, viceversa, passando dalla compassione per i dolori alla compiacenza negli amori, il piacere ne risulta molto più ardente ed elevato”. Francesco di Assisi e Caterina da Siena, prosegue il de Sales, nel ricevere le stigmate, provarono “amori ineguagliabili” attraverso il dolore e assaporarono l’amore gioioso di soffrire per il Cristo cosa che Lui aveva fatto in sommo grado sull’albero della croce. Un altro esempio viene attinto dal libro della Genesi e riguarda ancora Giacobbe che, mentre gioisce per la nascita del figlio Beniamino, è costernato dal dolore per la perdita della cara Rachele che muore durante il parto; l’Autore asserisce: “Così è nata l’unione preziosa del nostro cuore con Dio”. Spesso abbiamo l’occasione di riflettere sulla sofferenza di Gesù nei giorni della Passione, ma non deve passare inosservato il dolore del Padre che ha chiesto al Figlio un simile sacrificio per amore dell’umanità. Sempre con occhio attento al Cantico dei Cantici (5,2) il Salesio richiama le parole che il divino Sposo rivolge ad ognuno di noi: “Sono carico delle sofferenze e dei sudori della mia Passione, che si è svolta quasi tutta nelle tenebre della notte o nella notte delle tenebre, che il sole, oscurandosi, aveva provocato nel pieno suo splendore; aprimi dunque il tuo cuore…”. Apriamo dunque il nostro cuore, facciamo posto al sole di giustizia che vuole stare con noi e rischiarare le tenebre che, ancora oggi, avvolgono il mondo
Preghiamo
O Dio, che per la nostra fragilità hai preparato aiuti efficaci, fa’ che, accogliendone con gioia la forza rinnovatrice, la manifestiamo in una degna condotta di vita. Amen
Anche oggi il Signore busserà alla porta del nostro cuore: teniamoci pronti ad aprirgli. Buona giornata,
PG&PGR