15 Marzo 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

dicevamo ieri che, accettando in noi l’amore di Dio, possiamo godere dei beni che si trovano in Lui. Per spiegare meglio questo concetto, Francesco di Sales si serve di un curioso episodio narrato nel Libro della Genesi (30, 25-41); si tratta di uno stratagemma, ideato da Giacobbe, ai danni della malizia dello zio Labano, che trasferiva al suo bestiame le qualità migliori. Se ne avete il tempo, leggetelo. Commenta l’Autore: “Così un’anima, conquistata dall’amorosa compiacenza che prova nel considerare la Divinità e le infinite qualità che si trovano in essa, ne trasferisce anche i colori nel proprio cuore, ossia la moltitudine delle meraviglie e delle perfezioni che essa contempla e le fa sue mediante la gioia che ne ricava”. Si lancia poi ad immaginare la felicità dell’anima alla presenza di Dio, lì dove Egli sarà “tutto in tutti”. Anche se “abbondante”, il testo merita di essere riportato, almeno in parte, integralmente: “O Dio, Teotimo, quale gioia avremo in cielo quando vedremo il Diletto del nostro cuore, come un immenso mare le cui acque non sono che perfezione e bontà! Allora, come cervi, che, per lungo tempo cacciati e stremati di forze, abbeverandosi ad una chiara e fresca sorgente traggono a sé la frescura delle sue limpide acque (Sal 42,2), così i nostri cuori, dopo tanto languire e desiderare, giunti alla viva sorgente della Divinità (Sal 42,3), trarranno a sé, con la compiacenza, tutte le perfezioni del loro Diletto, e ne proveranno un perfetto godimento per le gioie che sentiranno riempiendosi delle sue delizie immortali. In tal modo il caro sposo entrerà in noi come nel suo talamo nuziale, per comunicare alla nostra anima l’eterna sua gioia, secondo quanto afferma egli stesso dicendo che se osserveremo la santa legge del suo amore, verrà in noi ed ivi fisserà la sua dimora” (Cfr. Gv 14,23). Questo, dice di seguito, “è il dolce e nobile furto dell’amore” che, senza nulla togliere a Dio, “prende tutto ciò che ha, e senza impoverirlo si arricchisce dei suoi beni”. Sembra voler dire che Dio stesso si fa nostro “complice”, favorendo questo nobile furto dell’amore, aprendoci la sua casa. Avete presente il detto di Gesù a proposito della vigilanza? «Se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro non si lascerebbe scassinare la casa»? (Lc 12.39). Proviamo a leggerla da un’altra angolazione: Il Padrone di casa (Dio) sa bene quando arriveranno i ladri (noi) ed è ben contento di accoglierli anzi, lascia aperta la porta. E la porta del cuore di Dio è aperta h24. Proseguendo nel suo discorso il de Sales cita il profeta Osea (9,11) che rimprovera quanti, nel popolo d’Israele, “si sono resi abominevoli come le cose cha hanno amato” e afferma che “si può dire la stessa cosa dei ‘buoni’, ossia che sono diventati amabili come le cose cha hanno amato”.  Un esempio? Pensiamo alle “stigmate” cioè ai segni della passione di Cristo che vengono impressi nel corpo di coloro che, in modo particolare, si sono calati ed hanno amato il mistero della sofferenza e della croce. Insieme a San Francesco di Assisi e San Pio da Pietrelcina, i più conosciuti, ce ne sono tanti altri, almeno sessanta, che la Chiesa ha ufficialmente riconosciuto.  Ma non sempre questi segni della Passione sono visibili e reali. Il Nostro ci porta l’esempio di San Paolo che, nella Lettera ai Galati (6,17) afferma: «Io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo». Questa espressione, però, non va presa alla lettera in quanto non sembra che Paolo abbia ricevuto, in senso fisico, le stigmate e l’iconografia cristiana non lo rappresenta mai in questo modo. Le stigmate alle quali l’Apostolo si riferisce sono le sofferenze che egli ha affrontato nell’annunciare il Vangelo e che descrive nel capitolo 11 della Seconda lettera ai Corinti: è l’accettazione amorosa della croce che diventa segno di vittoria sul male e sulla morte e garanzia di vita nuova. Questo è ciò che Francesco vuole trasmetterci e, indirettamente ci pone la domanda: “Come accetto la mia croce”?

Preghiamo

Concedi a noi, o Signore, che, nutriti dalla tua parola e formati nell’impegno quaresimale, ti serviamo con purezza di cuore e siamo sempre concordi nella preghiera. Amen

Proviamo anche noi, oggi, ad essere più amabili attraverso le cose buone che amiamo. Buona giornata,

PG&PGR