Carissimi,
per spiegare quanto l’amore imperfetto, ossia non più animato dalla carità, possa essere ingannevole o, per usare la sua terminologia, pericoloso, Francesco di Sales inizia il decimo capitolo citando…Giuda Iscariota che, dopo aver tradito il Maestro, riporta il denaro ai Giudei dicendo: «Ho peccato perché ho tradito il sangue innocente» (Mt 27,3-4). Commenta l’Autore: Erano effetti dell’amore imperfetto che la precedente carità, ormai finita, gli aveva lasciato nel cuore”. Così come nella ricerca del bene si sale per gradi, anche nella decadenza verso il male c’è una sorta di scala “e quasi nessuno giunge all’estrema malizia in un istante”. Probabilmente, dicendo questo, il Nostro si riferisce al suicidio di Giuda e “l’estrema malizia” è stata quella di aver escluso, attraverso quel gesto insano, la grande misericordia di Dio. Pietro, vittima della sua vigliaccheria, cosciente del suo peccato, agirà in modo diverso ricevendo il perdono, e la carità, affievolitasi per un momento di debolezza umana, riprenderà forza dando i suoi frutti. Andando avanti nel suo discorso sembra che il de Sales voglia, comunque, spezzare una lancia anche a favore dell’amore imperfetto che, essendo una creatura della santa carità, non può non essere buono e anche se “non può compiere le azioni dell’amore perfetto, non per questo è da disprezzare, perché tale è la condizione della sua natura”. A questo punto, lecitamente, ci si potrebbe chiedere come mai il Salesio, nel titolo di questo capitolo, definisce “pericoloso” l’amore imperfetto? La risposta arriva puntuale: “Benché questo amore imperfetto sia buono in sé, è pericoloso per noi per il fatto che spesso ci accontentiamo soltanto di quello, perché, avendo egli molti tratti esteriori ed interiori della carità, rischiamo di credere di possederla e ci perdiamo a pensare di essere santi”. Per questo motivo, all’inizio, abbiamo usato il termine “ingannevole”. Noi tutti ci consideriamo dei discreti cristiani e senz’altro ci impegniamo a fare qualche piccolo passo in avanti, ma dobbiamo anche riconoscere di essere ancora lontani dalla carità, cioè dalla pienezza dell’amore di Dio. Illudendoci del contrario, continua Francesco “in tale vana convinzione, i peccati che ci hanno privato della carità aumentano, si ingrandiscono e si moltiplicano tanto che alla fine si impadroniscono del nostro cuore”. Forse questa analisi può sembrare un po’ troppo severa, ma ci rincuora il fatto che l’Autore usi la prima persona plurale, il “noi”…unendosi alla nostra povertà. Lasciamogli ancora la parola perché possa concludere questo capitolo: “O Dio, non desta grande compassione vedere un’anima che si illude fantasticamente di essere santa e rimane tranquilla come se avesse la carità, e alla fine vederla scoprire che la sua santità è un falso, che la sua serenità non è che una forma di letargo e la sua grazia incoscienza?” Intendiamoci, con queste parole Francesco vuole semplicemente…darci la sveglia.
Preghiamo
O Dio, che con i tuoi gloriosi doni di salvezza ci rendi partecipi sulla terra dei beni del cielo, guidaci nelle vicende della vita e accompagnaci alla splendida luce della tua dimora. Amen
E se oggi dovesse venirci la tentazione di lasciarci andare ad una fede sonnecchiosa, svegliamoci. Buona giornata e buona domenica;
PG&PGR