8 Febbraio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

affrontiamo oggi l’undicesimo capitolo che ha questo titolo: “Dell’unione degli spiriti beati con Dio nella visione della divinità”. Potremmo chiederci magari in maniera ingenua: Cosa fanno i santi in Paradiso? e rispondere che contemplano Dio. Francesco di Sales, cercando di spiegare di come questa unione si realizzi, si serve di un esempio di tipo fisico-neurologico che (state tranquilli!), riassumiamo dicendo che nel processo di conoscenza del mondo esteriore intervengono diversi elementi: i sensi, il cervello, l’intelletto, la fantasia che, insieme concorrono a rendere le cose intelligibili. L’Autore afferma che “noi vediamo e intendiamo in questo modo quanto possiamo vedere e intendere in questa vita mortale anche nel campo della fede”. E spiega dicendo che ciò che vediamo riflesso in uno specchio non “contiene l’oggetto che vi si vede”, ma solo “la rappresentazione e la sua specie”; a sua volta “tale rappresentazione (o immagine) fissata nello specchio, ne produce un’altra nell’occhio che guarda”; allo stesso modo un enunciato della fede, in sé, non contiene ciò che dice, ma lo rappresenta soltanto. Chiariamo un po’ di più: la fede ci dice che la Vergine Maria, terminato il corso della sua vita terrena, è stata assunta in cielo in anima e corpo; questa espressione di fede annuncia con la parola, ma non è in forza delle parole che il dogma viene giustificato e professato. Un esempio meno “dogmatico”?  Chiediamoci: la cartolina di un bel paesaggio o la fotografia di una persona cara possono causare in noi tante emozioni, ma non rendono effettivamente presente ciò che rappresentano. Continua il Salesio: Tale rappresentazione delle cose divine, che si trova nella parola della fede, ne produce un’altra, che il nostro intelletto, con l’aiuto della grazia di Dio, raccoglie e riceve quale rappresentazione della santa verità, e la nostra volontà vi si compiace e l’abbraccia come una verità da onorare”. San Paolo afferma che «ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia» (1 Co 13,12). In cielo, dunque “la Divinità si unirà al nostro intelletto, senza mediazione di specie o di altra figura”. L’uomo credente, pur nella sua fragilità, è chiamato a condividere l’esperienza di Dio “non ricevendo la sua rappresentazione, ma la sua presenza, non la sua immagine o una specie, ma la vera essenza della Sua divina verità e maestà…Dio, nostro Padre, non si accontenta di farci vedere la sua Divinità, ma…applicherà egli stesso la sua sostanza al nostro spirito…”. Di tutto questo, aggiunge il Nostro concludendo il capitolo, noi ne abbiamo una anticipazione nel sacramento dell’Eucarestia, banchetto perpetuo della grazia divina: “Infatti in esso riceviamo il sangue del Salvatore nella sua carne e la sua carne nel suo sangue, essendo applicato il suo sangue per mezzo della sua carne, la sua sostanza, per mezzo della sua sostanza, alla nostra bocca corporale, per farci sapere che in questo modo applicherà a noi la suo divina essenza nel festino eterno della gloria”. Il mistero di Dio, durante questa vita, in quanto velato, può essere solo professato, ma lassù, in cielo “la Divinità si darà a noi in modo palese, e lo vedremo com’è, faccia a faccia”.

Preghiamo

Signore che ti riveli alla nostra fede in tanti modi fortificandola, aiutaci a conservarla integra e a testimoniarla con coraggio durante la nostra esistenza terrena. Amen

Che oggi e sempre la fede guidi i nostri passi. Buona giornata,

PG&PGR