Carissimi,
la causa ultima di tutto ciò che abbiamo letto ieri, stando al titolo del quinto capitolo, risiede nella volontà delle creature. Francesco di Sales è molto franco nel dire che “come sarebbe un’empia sfrontatezza voler attribuire alle forze della nostra volontà le opere del santo amore che lo Spirito Santo compie in noi e con noi, così sarebbe un’empietà sfacciata voler attribuire la mancanza d’amore che è nell’uomo ingrato alla mancanza di assistenza e di grazia celeste”.
A sostegno di questo vengono citati diversi brano biblici nei quali si dichiara apertamente il grande amore di Dio per tutta l’umanità e che il Salvatore è venuto nel mondo affinché tutti ricevessero l’adozione a figli. Lo stesso Concilio di Trento, al quale l’Autore fa continuamente riferimento, aveva dichiarato che la grazia divina non manca mai a coloro che fanno quanto è in loro potere, invocando l’aiuto celeste e che «Dio non abbandona mai coloro che ha giustificato se non sono loro stessi per primi a lasciare Lui». Due elementi su cui riflettere: a) fare, con l’aiuto di Dio, quanto è in nostro potere; b) non sentirsi mai abbandonati in quanto Egli ci ha scelti per essere suoi. Dio non ci chiede mai qualcosa che vada al di là delle nostre forze e della nostra buona volontà e, inoltre, non ci priva mai del suo aiuto a meno che non siamo noi stessi, attraverso il libero arbitrio, a volerne fare a meno. A tale proposito il Nostro ci propone un storia della quale, sinceramente, non conosciamo né l’origine, né l’autore. Ve la proponiamo così come lui la racconta: “Alcuni viaggiatori, verso mezzogiorno di un giorno d’estate, si misero a dormire all’ombra di un albero. Mentre la stanchezza e la frescura dell’ombra conciliavano loro il sonno, il sole, avanzando, venne a colpire direttamente i loro occhi con i suoi raggi vivissimi, i quali, per la loro luminosità, riuscivano, attraversando le palpebre, a colpire le pupille dei dormienti, mentre con il calore intenso le feriva, costringendoli, con dolce violenza, a svegliarsi. Gli uni, svegliatisi, si alzarono subito, e, affrettando il passo, raggiunsero felicemente la meta; gli altri invece, non solo non si alzarono, ma volgendo le spalle al sole e tirandosi il cappello sugli occhi, continuarono a dormire per tutta la giornata, finché, sopraggiunta la notte e volendo ancora arrivare alla meta, si dispersero chi di qua chi di là per la foresta, in balia dei lupi, dei cinghiali e di altre bestie feroci”. Senza dubbio, commenta il de Sales, coloro che hanno ripreso il cammino e raggiunto la meta debbono essere riconoscenti al sole che, con i suoi raggi li ha svegliati; gli altri non potranno certamente accusare il sole se si sono persi nella foresta, ma se stessi e la loro pigrizia. Il sole non ha fatto distinzioni, ha sollecitato tanti gli uni quanto gli altri. Allo stesso modo Dio offre a tutti la possibilità di salvarsi, ma la volontà dobbiamo mettercela noi. In un mare in tempesta, che è il mondo nel quale viviamo, le forze del male tentano di tirarci giù nel profondo abisso. E Dio che fa? Sta a guardare? Certamente no ed è pronto a gettare ad ognuno un salvagente chiedendo semplicemente di aggrapparvisi saldamente. Il “salvagente” è lo Spirito Santo, cioè Dio stesso, che ci illumina, ci offre i suoi doni, ci soccorre, “nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto”. Quello dello Spirito è un dono continuo che sostiene la vita di fede del credente. San Paolo ci incoraggia: «Tutti siamo chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità» (Ef 3,6).
Preghiamo
Volgi il tuo sguardo, o Signore, a questa tua famiglia, e fa’ che, superando con la penitenza ogni forma di egoismo, risplenda ai tuoi occhi per il desiderio di te. Amen
Ed oggi con coraggio e l’aiuto delle Spirito Santo, facciamo tutto il bene che è in nostro potere di fare. Buona giornata,
PG&PGR