20 Febbraio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

ristorati dalla breve pausa dei giorni scorsi, riprendiamo il nostro cammino in compagnia di San Francesco di Sales, iniziando il Quarto Libro del TAD che ha questo titolo generale: “Del decadimento e della rovina della carità” che potremmo tradurre con altre parole. “Dalle stelle alle stalle”. Eh, sì! Il nostro caro Autore, dopo averci elevato in alto facendo pregustare la bellezza di Dio e dell’unione dell’anima a Lui, essendo un pastore “pratico” e attento alle tentazioni e alla debolezza delle sue “pecorelle”, vuole metterci in guardia dall’essere troppo sicuri di noi stessi e, al primo capitolo assegna questo titolo: “Noi possiamo perdere l’amore di Dio finché ci troviamo in questa vita”. Inizia facendo, però, questa precisazione: “Non facciamo questi discorsi per quelle grandi anime elette che Dio, in forza di un particolare privilegio, conserva e conferma talmente nel suo amore, che sono assolutamente al di fuori di ogni rischio di perderlo”. L’unione che certe anime hanno saputo instaurare con Dio, vivendo pienamente nel Suo amore, non può essere deturpata o indebolita, tanta è la loro fede. Francesco, e lo dice chiaramente, vuole parlare del resto dei mortali, sempre in bilico, e lo fa “a colpi” di Sacra Scrittura: “Chi si trova in piedi, stia attento a non cadere (1 Co 10,12); Tieni saldo quello che hai (Ap 3,11); Cercate di rendere sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai (2Pt 1,10)”. A tutti consiglia di pregare con le parole ispirate dal Salmo 51 e, in modo particolare, con l’invocazione della seconda parte del Padre Nostro “non abbandonarci alla tentazione”. Quello del Salesio è un invito forte perché sa bene quanto forte può essere la tentazione che ebbe la meglio anche sul “sul primo Angelo e i suoi seguaci” e Giuda Iscariota. Non per fare “terrorismo”, ma per metterci maggiormente in guardia, cita i “progenitori” tentati nel giardino dell’Eden, Salomone “il saggio” e il grande re Davide, accecati dalla lussuria, lo stesso principe degli apostoli che rinnega il Cristo. Tutti questi, dice, “pur essendo figli della salvezza, non per questo non decaddero per un certo tempo dall’amore, senza il quale non c’è salvezza”. Dunque si chiede (e ci chiede): “Chi sarà dunque sicuro, Teotimo, di conservare il santo amore nella traversata di questa vita mortale, visto che sulla terra e nel cielo tante persone di altissima dignità sono naufragate così miseramente?” Il Nostro continua con una raffica di interrogativi che vale la pena di leggere direttamente e, soprattutto, di rifletterci molto attentamente: “Ma, o Dio eterno, come è possibile, dirai, che un’anima, in possesso dell’amor di Dio, possa ancora perderlo? L’amore infatti si oppone al peccato, e come può accadere che il peccato penetri nell’anima, se l’amore è forte come la morte e il suo combattimento duro come l’inferno? Come possono le potenze della morte e dell’inferno, cioè i peccati, vincere l’amore che per lo meno li eguaglia in forza, ma li supera per assistenza e per legge? Come può un’anima ragionevole, dopo aver gustato l’ineffabile dolcezza dell’amore divino, inghiottire volontariamente le acque amare della colpa? …Come dunque può, mio Dio, l’anima, una volta unita alla bontà del Creatore, staccarsene per seguire la vanità delle creature?” Ma questa è la miseria umana contro la quale nessuno di noi deve sentirsi “vaccinato”!

Preghiamo con alcune parole del Salmo 51

Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.

Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso. Amen

Nel corso di questa giornata, con determinazione, proviamo a ripetere “Crea in me o Dio un cuore puro”, oppure “rinnova in me uno spirito saldo” o…tutte e due. Buona giornata,

PG&PGR